Il New Oxford American Dictionary ha scelto il termine “podcast” come parola dell’anno. Nulla di strano, si dirà: il podcasting ha avuto in questi ultimi anni una evidente esplosione di notorietà, che ne ha fatto un tassello essenziale della fruizione della cultura, dell’informazione e dell’intrattenimento. A questa notizia manca però un dettaglio importante, ossia l’anno in cui questo termine è stato selezionato: era il 2005. Erin McKean, responsabile del noto dizionario di inglese americano, raccontò al tempo che gli sconfitti illustri su cui “podcast” si impose furono, tra gli altri, i termini “sudoku” e “raggaeton”: il che ci dà un’idea di quanto e soprattutto quale tempo sia passato da allora: una vera e propria epoca tecnologica.
Eppure soltanto oggi il podcasting sta mostrando, in Italia e nel mondo, le proprie potenzialità, e molte altre ancora promette di rivelarne. Non si tratta, quindi, di una moda passeggera portatrice soltanto di una qualche fascinazione verso il futuro. Al contrario, è indice di un vero e proprio esercizio di sottrazione del superfluo, ed è un tentativo più o meno cosciente di arginare la screen fatigue, la nostra dipendenza dagli schermi e dalle tecnologie che si fa ogni giorno più acuta. Non è un segreto, infatti, che sia in atto un vero e proprio trasloco della nostra attenzione nel digitale: secondo il Digital 2022 Global Overview Report passiamo in media 7 ore al giorno davanti agli schermi (dello smartphone o del pc) connessi a internet, ossia circa il 40% del nostro tempo di veglia. Il nostro sguardo è perennemente mediato da uno schermo, e le cose non sembrano voler cambiare: la parola dell’anno nel 2022 sarà forse “metaverso”, ossia un termine ombrello dentro cui già trova spazio quello che contribuirà ad accelerare la nostra corsa verso l’ignoto, purché sia lontano dal mondo “fuori”.
Di segno opposto è invece l’interesse diffuso oggi intorno al podcasting, che è il simbolo perfetto di un altro modo di abitare il mondo e di gestire l’ammasso spropositato di informazioni che ci raggiungono ogni giorno. Non è un plus, un’aggiunta, un pezzo di realtà aumentata, ma è piuttosto un minus, una rimozione sapiente e volontaria del superfluo, in primis delle immagini da cui veniamo costantemente e ovunque bombardati. È possibile comprendere meglio il fenomeno del podcasting mettendo in luce per esempio il fatto che, a distanza di 30 anni, il vinile è tornato a sorpassare il cd tra i segmenti di vendita (fonte Deloitte per Fimi nel primo trimestre 2021). Il vinile è oggettivamente più scomodo delle tecnologie che lo hanno rimpiazzato: è ingombrante, ha uno spazio di archiviazione limitato e richiede molta cura. Inoltre, se si vuole ascoltare un album intero, bisogna passare manualmente dal lato A al lato B, interrompendo qualunque altra attività.
Eppure l’esperienza estetica che è capace di produrre con i suoi solchi è esattamente quello di cui oggi in molti lamentano l’assenza nelle proprie vite, perché le superfici levigate non riescono davvero a offrire qualcosa di simile. E non si tratta di accampare discorsi reazionari, contrapponendo i buoni vecchi LP ai cattivi nuovi streaming: si tratta piuttosto di riconoscere che strumenti diversi rispondono a esigenze diverse e offrono esperienze diverse. Allo stesso modo, il podcast è uno mezzo che richiede molta attenzione ma offre meno sollecitazioni, e come il vinile spinge alla lentezza e alla ritualità. È proprio questa rimozione delle distrazioni e delle semplificazioni eccessive a renderne la fruizione più piacevole e, soprattutto, maggiormente capace di offrire senso; è in questo solco che si posiziona il podcasting, il cui consumo è cresciuto parecchio in Italia, registrando nel 2021 un totale di 14,5 milioni di ascoltatori rispetto al 2020 (fonte NielsenIQ per Audible).
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di creare il Pod, gli Italian Podcast Awards, il premio per i migliori podcast italiani che verranno consegnati la sera del 30 aprile al Teatro Carcano di Milano. Durante la premiazione avremo anche gli interventi di Roberto Saviano, Cecilia Strada e Aboubakar Soumahoro, a ricordare proprio la portata sociale degli strumenti che scegliamo di usare. Il pomeriggio sarà interamente dedicato al dialogo intorno ai vari mondi dell’universo podcast – dal true crime alle news, dal documentario al comedy – insieme ai più interessanti podcaster italiani (da Francesco Costa a Matteo Caccia, da Chiara Tagliaferri ai ragazzi di Cachemire Podcast). Per promuovere la cultura del podcasting, liberando lo sguardo e aprendo la mente.
