Jack Dorsey si è dimesso da amministratore delegato di Twitter. Il suo posto sarà preso da Parag Agrawal. Lo ha annunciato Twitter in una nota. Dorsey resterà nel consiglio di amministrazione fino alla scadenza del suo mandato nel 2022. I titoli di Twitter sono saliti del 4,33% dopo essere tornato agli scambi a Wall Street dopo la sospensione per l’annuncio dell’ex ad.
Dorsey ha spiegato in una nota le sue dimissioni: “Ho deciso di lasciare perché ritengo che la società sia pronta ad andare avanti. La mia fiducia in Parag è profonda, è il suo momento per guidare” la società. Parag Agrawal ha 37 anni. Da ieri è ufficialmente il nuovo Chief Executive Officer di Twitter. Lavora nella società da dieci anni e dal 2018 ricopre una delle più importanti cariche, Chief Technology Officer.
Dorsey lo ha definito “curioso, analitico, creativo, esigente e umile”. Un tecnico più che un uomo immagine, come scrive Il Corriere della Sera. Proprio come è successo con la successione ad Amazon da Jeff Bezos ad Andy Jassy, ingegnere responsabile del successo di Amazon Web Services.
“Il mondo ci sta guardando, ancora di più di prima. Molte persone avranno diversi punti di viste e opinioni sulla notizia di oggi. È perché ci tengono a Twitter e al suo futuro, ed è il segnale che il nostro lavoro conta. Mostriamo al mondo il potenziale di Twitter”, il suo primo commento. Agrawal è nato a Mumbai, in India. Figlio di un ufficiale del dipartimento energia atomica indiano e di un’insegnante. Laureato in ingegneria nel 2005, ha seguito un master in informatica all’università di Stanford. A Twitter dal 2011. Precedentemente aveva lavorato in Microsoft Research ma anche in Yahoo!.
La sua nomina come Chief Technology Officer nell’ottobre del 2017. Dal 2019 è alla guida del Project Bluesky, team indipendente che lavora a come controllare meglio l’informazione fuorviante su Twitter. Al MIT Technology Review dichiarava in un’intervista: “Il nostro ruolo non è quello di essere vincolati dal Primo Emendamento, ma il nostro ruolo è quello di servire una sana conversazione pubblica: concentrarsi meno sul pensare alla libertà di parola, ma pensare a come i tempi sono cambiati”.
