Vito Petrocelli avrebbe deciso di votare no al decreto Ucraina e proposto al Movimento 5 Stelle di ritirare ministri e sottosegretari dal governo Draghi. Lo riferiscono fonti parlamentari. Il senatore pentastellato si sarebbe espresso durante la seduta comune delle commissioni Esteri e Difesa a proposito del decreto Ucraina. Proprio oggi il Presidente del Consiglio Mario Draghi, dopo l’intervento in videocollegamento del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, ha affermato come Roma sia pronta ad accogliere Kiev nell’Unione Europea. E sulla posizione dell’onorevole è polemica, anche perché ha annunciato che non voterà più la fiducia all’esecutivo.
Petrocelli ha fatto parte di quella pattuglia di parlamentari che non era presente al discorso del presidente ucraino – ha comunque condannato l’invasione russa “come gravissima violazione della Carta delle Nazioni Unite, e mi preoccupa che da giorni l’operazione militare, da limitata e in difesa delle popolazioni russofone del Donbass – vittime di anni di gravi crimini da parte delle milizie in particolare quelle dichiaratamente neonaziste – possa assomigliare sempre più alle tristi campagne e sanguinose occupazioni della Nato e degli Usa in Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia”.
La bufera mentre Petrocelli si prepara a presiedere i lavori della commissione del Senato sul decreto Ucraina. E di dimettersi non ha alcuna intenzione – mentre invita i ministri grillini a farlo dall’esecutivo. Le sue posizioni spaccano la maggioranza e i 5 Stelle. “Questo governo ha deciso di inviare armi all’Ucraina in guerra, rendendo di fatto l’Italia un paese co-belligerante”, ha detto all’Agi Petrocelli. “Che senso ha confermare la fiducia a un governo interventista? La maggioranza degli italiani non vuole alcun coinvolgimento del nostro paese in una guerra dagli esiti imprevedibili. Invito tutti i colleghi 5 stelle ad una riflessione su questa proposta”.
All’anagrafe Vito Rosario, classe 1964, nato a Taranto ma di Matera, sposato e con due figli. È geologo, eletto la prima volta nella circoscrizione Basilicata nel 2013. È stato membro e segretario della Commissione Industria e segretario del gruppo M5s al Senato. È stato anche capogruppo del M5s. Primo highlights: è stato il primo caso di capogruppo espulso da un’aula parlamentare – a spedirlo fuori fu Pietro Grasso, durante le contestazioni al Jobs Act. È stato rieletto nel 2018 e nominato Presidente della III Commissione permanente Affari Esteri e emigrazione. Secondo highlights: ha dichiarato in un’intervista a Repubblica di non credere alle persecuzioni perpetrate da Pechino agli uiguri di Cina. Si è detto filo-cinese e filo-atlantico, promotore di una politica di apertura da parte dell’Italia verso Russia, Cina e Iran.
“Non intendo lasciare la presidenza della commissione Esteri. Credo di poter portare – ha riferito all’Agi – come ho fatto in tre anni con tre maggioranze diverse, anche quando non condividevo passaggi di quelle maggioranze, la voce del governo in carica in ogni consesso internazionale, come farò anche lunedì a Washington”. È comunque cosciente del fatto che il Movimento potrebbe espellerlo. “Vogliono espellere un senatore perché non vota per l’invio di armi a un Paese in guerra? Vedano loro quali sono le conseguenze”. E ancora: “Intanto io confermo la mia contrarietà alla fornitura di armi prevista dal Decreto Ucraina, che ci catapulta nel conflitto in corso, complicando enormemente le possibilità di giungere ad un accordo di pace”.
Le parole del Presidente di Commissione hanno fatto esplodere la polemica. “I vertici del M5S si dissocino dalle gravissime parole di Vito Petrocelli riguardo al ritiro dei ministri e sottosegretari a un governo italiano definito ‘interventista’ che sta giustamente difendendo i valori della democrazia incarnati dalla eroica resistenza del popolo ucraino”, ha chiesto la vice presidente dei senatori di Italia Viva, Laura Garavini. Alla richiesta si è unito anche il senatore dem, Andrea Marcucci: “La posizione del presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, non è più sostenibile. Il M5S deve assumere una decisione”. Per Osvaldo Napoli di Azione è Giuseppe Conte, il leader del M5s che “deve prendere la situazione di petto e provocare le dimissioni di Petrocelli. Se poi non vuole espellerlo dal partito, vorrà dire che aggiungerà un’altra contraddizione alle tante del movimento. Ma Petrocelli non può rimanere un minuto di più alla guida della Commissione. Né Conte può traccheggiare oltre”. A provare a minimizzare il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Inca: “Quelle del senatore Petrocelli sono considerazioni personali che non rappresentano la posizione del M5S. Le posizioni del M5S sono quelle indicate da Conte, siamo qui per lavorare”.
