“Fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell’Italia un paese co-belligerante”. Con poche ma nette parole Vito Petrocelli, il senatore putinista del Movimento 5 Stelle presidente della Commissione esteri di Palazzo Madama, aspre uno squarcio importante all’interno del mondo pentastellato.

La posizione del senatore lucano sul conflitto in Ucraina, scatenato dall’invasione avvenuta quasi un mese fa dalle forze armate di Vladimir Putin, non è infatti isolata: nell’Aula della Camera che oggi ha ospitato in videocollegamento il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non c’era la grillina Enrica Segneri, così come gli ex pentastellati ora passati nel gruppo di ‘Alternativa c’è’ in dissenso con l’appoggio del Movimento al governo Draghi, ma anche alcuni ex pentastellati usciti dal partito per passare in altri lidi, come Veronica Giannone, Matteo Dall’Osso ed Emanuele Dessì.

La richiesta di uscire dal governo era stata spiegata questa mattina da Petrocelli all’Agi. “Che senso ha confermare la fiducia ad un governo interventista? La maggioranza degli italiani non vuole alcun coinvolgimento del nostro paese in una guerra dagli esiti imprevedibili. Invito tutti i colleghi 5 stelle ad una riflessione su questa proposta”, era stato l’appello del senatore, che annunciava contemporaneamente che “da questo momento io non gli darò più la fiducia”.

All’interno del Movimento si tenta quindi di abbassare i toni, con la capogruppo al Senato Mariolina Castellone che definisce quella di Petrocelli “una posizione personale”. “Poi si vedrà quando ci sarà il voto (sul decreto Ucraina, che sarà esaminato a breve al Senato, ndr). Lui prenderà le sue decisioni. È chiaro che se voterà in maniera diversa rispetto al gruppo su una fiducia, è un problema. In quel caso sono previste sanzioni, poi vedremo”, sono le parole all’Ansa di Castellone.

Sulla stessa linea anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che giudica quelle di Petrocelli “considerazioni personali e lui esprime le proprie riflessioni”. Per il ministro pentastellato infatti “non c’è dubbio sulla posizione del nostro Paese: una condanna dell’aggressione russa e di una ricerca in tutti i modi di una soluzione di pace. Una tregua prima e un tavolo poi per mettere assieme le persone, anche con un percorso di pace come indicato da Zelensky. La posizione è quella indicata da Conte”.

Petrocelli che, scrive l’Ansa, avrebbe confermato il suo voto contrario al decreto Ucraina “e non so se sarò espulso dal Movimento 5 Stelle“, come riferito da più fonti parlamentari durante la seduta comune delle commissioni esteri e Difesa in corso a Palazzo Madama, confermando però di non avere alcuna intenzione di dimettersi.

Ma dagli altri partiti e anche all’interno del Movimento si moltiplicano le richieste di dimissioni dalla carica di Presidente della Commissione esteri di Palazzo Madama. In coro l’hanno chiesta il senatore del Pd Andrea Marcucci, che chiede al Movimento di “assumere una decisione in merito, ma anche la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, che è vice presidente della Commissione: “Le odierne dichiarazioni di Petrocelli palesano una sostanziale incompatibilità tra il suo ruolo e le sue idee, una posizione aggravata per giunta da una dichiarazione di dissenso totale dalla linea non solo della maggioranza di governo e della stragrande maggioranza parlamentare, ma della totalità dei membri della Commissione esteri del Senato”.

Ma contro Petrocelli si esprime anche il suo compagno di partito, il deputato Gianluca Vacca: “Dovrebbe prendere seriamente in considerazione le dimissioni dalla Presidenza della Commissione Esteri del Senato”, spiega all’Adnkronos.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia