Salvini è andato in missione in Polonia ma non è stato ricevuto dal Sindaco di Przemysl che gli ha mostrato una maglietta con l’effige di Putin ricordandogli le sue passate posizioni. Sicuramente si è trattato di un infortunio mediatico (non l’ unico). Nell’ era dei social Salvini ha sempre puntato ad avere una presenza dilagante in tutti i contesti possibili ed immaginabili. Il fatto è che rispetto a questa sovraesposizione subentrano almeno due controindicazioni: la prima è che il “troppo stroppia”, la seconda è che spesso si rischia di andare in cortocircuito con i messaggi. Il foglio non si riesce a cancellare ogni giorno per raccontare una storia nuova. Non è però corretto puntare il dito contro Salvini.

Se anche in questi drammatici frangenti la debolezza è quella italica di cavalcare sempre l’onda cercando colpi ad effetto, Salvini non è certamente un caso isolato, sia sul fronte politico che giornalistico. Che dire della frase di Di Maio che definisce Putinun maiale”? Sappiamo tutti che l’aggressione armata della Russia è indifendibile, ma il capo della nostra diplomazia deve cercare sempre uno spiraglio diplomatico. Se dice che uno dei due contendenti è un maiale è ben difficile poter essere di aiuto per arrivare alla pace. Senza contare la delicatezza del ruolo e la connessa esigenza di salvaguardare gli interessi delle nostre aziende in Russia. Ha fatto molto peggio di Salvini. Vanno poi menzionati quei politici che hanno frettolosamente incoronato Zelensky quale leader planetario (dopo averlo deriso e giudicato come impresentabile fino al giorno prima).

La pace non si difende gettando continuamente benzina sul fuoco: l’idea di far entrare l’Ucraina nella Nato è una autentica provocazione, così come quella di istituire la no fly zone. Sono posizioni che porterebbero direttamente verso la terza guerra mondiale. Passando al fronte giornalistico, la percezione è che la informazione non sia obiettiva e che non ci sia spazio adeguato per le voci critiche. Non certo per difendere Putin, quanto per far comprendere quali siano i reali interessi in gioco. Ad esempio, in concreto, la garanzia di una neutralità della Ucraina sembra una soluzione ragionevole che potrebbe fermare subito il conflitto. Chi davvero ha interesse a non coltivarla? La questione della maglietta di Salvini è davvero marginale.