Chiesto il rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi. L’accusa per l’ex sottosegretario alla Cultura, dimessosi lo scorso febbraio, è di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Una contestazione relativa all’articolo 11 della legge sui reati tributari.
Vittorio Sgarbi, chiesto rinvio a giudizio per l’acquisto di un quadro: debiti con il fisco
Secondo la procura, che ha chiuso le indagini lo scorso novembre, Sgarbi avrebbe acquistato nell’ottobre del 2020 un dipinto di Vittorio Zecchin all’asta, ma lo avrebbe comprato facendo figurare la compagna come acquirente e con il denaro di una terza persona: l’obiettivo sarebbe stato quello di evitare interventi del fisco. Il critico d’arte avrebbe un debito con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro.
Vittorio Sgarbi, le dimissioni da sottosegretario alla Cultura
Erano i primi giorni di febbraio quando Vittorio Sgarbi ha annuncia il suo passo indietro. A margine di un evento organizzato da Nicola Porro a Milano, il critico d’arte aveva annunciato: “Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario alla Cultura del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”. Dimissioni che sono arrivate a seguito dell’inchiesta di Report sul quadro di Manetti rubato nel 2013 e un’inchiesta della procura di Macerata. “Mi dimetto e lo faccio per voi. L’antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime, che ha inviato all’antitrust il ministro della Cultura, io non posso fare una conferenza da Porro. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario. Comunico ai giornalisti che mi dimetto con effetto immediato e scriverò una lettera a Meloni” aveva detto Sgarbi.
