Il colpo di scena
Sgarbi a sorpresa: “Mi dimetto”. Lunedì l’Antitrust
“Raccontare l’arte, fare conferenze, dedicarsi al mio lavoro di critico è tutto in conflitto di interessi? Allora annuncio qui le mie dimissioni da Sottosegretario alla Cultura”. Le parole di Vittorio Sgarbi fendono l’aria all’evento “La Ripartenza”, organizzato da Nicola Porro a Milano. Arrivano a sorpresa, inattese. Tanto che Porro fa quasi per fermarlo in extremis: “No!”, si sente urlare. Ma Sgarbi ha deciso. E probabilmente non da ieri. “L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro. Comunico ai giornalisti che mi dimetto con effetto immediato e scriverò una lettera a Meloni”.
Il passo indietro segue una campagna di logoramento portata avanti dal combinato disposto di politica e televisioni, magistratura e burocrazia. Prosegue Sgarbi, a caldo: “È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo. La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto, che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente. Io ho fatto occasionalmente, le occasioni possono anche essere quotidiane, conferenze come questa. Questa conferenza, secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge. Quindi io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro, altri sottosegretari e io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”.
L’Antitrust, chiamata più volte in ballo, avrebbe fatto sapere di aver concluso il procedimento che era stato avviato a fine ottobre su attività del critico che potevano «porsi in contrasto» con quanto previsto dalla legge Frattini sul conflitto di interessi. Lunedì dovrebbe essere reso noto il provvedimento relativo alle possibili condotte illecite per attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo. La delibera fissava peraltro una data di chiusura per il 15 febbraio. Sgarbi è arrivato prima. Le opposizioni, per bocca del Pd, vogliono vederci chiaro: “Il governo ha fatto di tutto per evitare di prendere una posizione chiedendo, in più occasioni, il rinvio dell’esame parlamentare della mozione di sfiducia pur di non esprimersi sul caso. Per quali ragioni? Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della cultura abbiano agito con tanta reticenza”.
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