Speriamo che dopo la complicata due giorni dedicata al Piano Mattei, per Giorgia Meloni l’agenda possa prevedere qualche ora di relax, prima dei prossimi impegni internazionali. Innanzitutto la Premier stamattina dovrà telefonare a Claudio Descalzi per ringraziarlo. Se il vertice Italia-Africa non è fallito, è tutto merito del capo dell’ENI. Lo stesso che Giorgia criticava quando fu nominato, definendo il governo di allora schiavo della lobby del gas. “Come si cambia per non morire” potremmo cantare oggi. Non è stato un vertice storico: erano presenti meno della metà dei capi di Stato e di Governo. E la cosa maggiormente riuscita alla Premier è stata la battuta quando ha stretto la mano a Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione africana, dicendo: “Questo è quello vero”.

La battuta, istituzionalmente discutibile in una foto ufficiale, strappa un sorriso a tanti. Vi ricordate quando la Meloni restò al telefono per mezz’ora con dei comici russi convinta di parlare proprio con Faki? Ma sul resto la Premier ha fatto il compitino: se sono rose, fioriranno. Speriamo. Al momento sembra solo tanta fuffa e colpisce che il mondo vero, quello del terzo settore, della cooperazione internazionale, dell’associazionismo sia stato tenuto sostanzialmente alla finestra.

E poi Giorgia deve chiamare Orban, subito. È inaccettabile che una ragazza italiana, Ilaria Salis, sia tenuta ammanettata al guinzaglio come un cane in un carcere ungherese. Noi non sappiamo se la Salis sia colpevole: sappiamo che gli ungheresi devono rispettare la dignità dell’uomo. E non lo stanno facendo. E chi sta zitto è complice di una evidente violazione dello stato di diritto. Se davvero è amica di Orban, Meloni deve farsi sentire. Se non lo è, anche. Non importano le idee della Salis: noi tutti, a cominciare da Berlusconi e continuando con il sottoscritto, abbiamo riportato a casa da situazioni ingarbugliate persone che avevano idee opposte alle nostre. E allora se c’è un’italiana tenuta al guinzaglio in un’aula di tribunale ungherese la Premier sovranista deve indignarsi, immediatamente.

Nell’agenda di oggi ci dovrebbero essere anche un paio di piccoli impegni: far tacere il cognato, ad esempio. Ogni volta che Lollobrigida parla un fratello d’Italia si sente male. Sembra che lo faccia apposta. Dopo aver lanciato i paccheri su Marte e gli spaghetti sulla Luna, il Ministro si è accorto da qualche ora di aver aumentato le tasse agli agricoltori terrestri. Ma straparla di puzzo di letame, pensando di essere al Bagaglino e non al Governo.

Giorgia deve poi mandare un mazzo di fiori a Giuseppe Conte, la sua stampella per gli amici: dopo l’ok sulla vigilanza e il sostegno sul Mes ecco che i Cinque Stelle difendono il Governo anche sulla RAI. E la cosa incredibile è che anche il PD, finalmente, se ne sta accorgendo. Ci hanno messo tre anni ma adesso ci arrivano anche loro, eccome se ci arrivano. L’importante, diceva quello, è non avere fretta.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista