Ciad, Deby senza rivali alle prossime elezioni: il risiko nel Sahel vede la Russia in ascensa, l’Occidente al capolinea

In un anno record di elezioni anche il continente africano è spesso chiamato alle urne ed il 6 maggio sarà il turno del Ciad. La tornata elettorale in questo paese dell’Africa centrale è interessante perché nel mese di febbraio un tentativo di colpo di stato ha provocato la morte dell’unico avversario dell’attuale capo di stato Mahamat Idriss Déby. In un paio di giornate convulse, che hanno avuto le sembianze di un classico regolamento di conti molto più che di un colpo di stato, il capo del Partito Socialista Senza Frontiere Yaya Dillo Djerou, fra l’altro cugino di Deby, è stato ucciso negli scontri, giustificati dai governativi con il tentativo di sedare il golpe. La sede del suo partito è stata bombardata dall’esercito ciadiano e i pochi oppositori tutti arrestati. In questa situazione la corsa di Deby appare davvero in discesa, considerando che uno dei pochi avversari fa parte del suo clan e del suo gruppo etnico ed è soltanto una candidatura di facciata.

Il Ciad è diventato uno stato determinante per gli equilibri di una regione complicata come quella del Sahel e qui restano ancora circa 1500 soldati francesi, cacciati da quasi tutti gli altri paesi dell’Africa occidentale. A sorpresa però il governo di N’Djamena ha deciso di espellere i soldati americani dalla base aerea nei pressi della capitale per riprenderne il controllo. Una mossa che ha spiazzato il Pentagono che pensava di avere in Ciad un appoggio sicuro per il controllo di questa vitale area. La base di Adji Kossei è controllata dai militari francesi, ma un centinaio di soldati americani la utilizzavano per le operazioni nel paese. Questo gruppo di consiglieri statunitensi erano arrivati in Ciad per aiutare i servizi di intelligence nella lotta al terrorismo che sta dilagando nel Sahel, ma anche quest’operazione sembra ormai arrivata al capolinea.

Né il ministero della Difesa ciadiano, né il Pentagono hanno rilasciato dichiarazioni in merito a questa decisione del governo di N’Djamena, ma è una mossa a sorpresa che nessuno si aspettava. Il ruolo degli Stati Uniti in questa parte di Africa era in crescita sotto l’amministrazione Biden che ha fortemente voluto rilanciare la partnership con i paesi del continente africano. Il presidente americano si è prodigato perché l’Unione Africana ottenesse un posto all’interno del G20, a dimostrazione del suo ruolo crescente. La perdita di una presenza, anche se numericamente poco significativa, in un’area chiave come quella saheliana è un duro colpo per la politica estera di Washington che sta cercando di smarcarsi da Parigi, che è diventato un ospite scomodo quasi ovunque.

Che dietro a questa mossa ci sia un avvicinamento a Mosca, sulla scia dei paesi confinanti, resta ancora da dimostrare, ma a fine gennaio Mahamat Idriss Deby ha incontrato Vladimir Putin in Russia ed hanno parlato di implementare la collaborazione sia militare che economica. Il risiko africano vive un’altra giornata complessa per l’occidente che rischia di vedere un’altra tessera passare agli avversari. L’Italia per il momento resta ben accetta nel vicino Niger, dove i francesi sono invece profondamente odiati, ma tutta l’Europa rischia di essere tagliata definitivamente fuori dai giochi continentali.