Perché non si è mai arrivati alla pace tra israeliani e palestinesi? Eppure, sappiamo tutti che nessun popolo ama la guerra e vedere morire i propri figli. I governi israeliani democraticamente eletti hanno infatti prodotto diverse proposte di pace, sempre rifiutate dagli autocrati palestinesi. Perché i palestinesi hanno sempre rifiutato la pace? Iniziamo col dire che a dire di no sono sempre stati i loro dittatori: OLP e Hamas. È curiosa a tal proposito la tendenza colonialista di tanti “esperti” e istituzioni internazionali nel non rispettare la società palestinese e la sua struttura, preferendo invece imporgli delle leadership terroriste che prendono ordini, soldi e armi da governi stranieri.
La notizia rivoluzionaria
Spesso gli stessi che urlano contro “l’esportazione della democrazia” sono i primi a promuovere “l’esportazione della dittatura” sulla testa dei palestinesi. Prima o poi però, arriva sempre il giorno in cui i fatti sul terreno prevalgono sulle ideologie. E in questi giorni il momento chiave sembra arrivato: una notizia apparentemente insignificante ma in realtà rivoluzionaria, è comparsa sul Wall Street Journal: cinque sceicchi di Hebron, in Cisgiordania, hanno detto di volere aderire agli “accordi di Abramo”. Vorrebbero essere riconosciuti come “Emirato di Hebron” e stipulare accordi direttamente con Israele, uscendo dalla logica degli Accordi di Oslo che, come dicono loro stessi, “hanno portato solo danni, morte, disastro economico e distruzione”. Solo chi conosce davvero la società palestinese può capire le potenzialità di questo annuncio: significa escludere finalmente i terroristi di OLP e Hamas per dare voce davvero al popolo palestinese e alle proprie espressioni dal territorio. In grande parte del mondo arabo, infatti, la società è organizzata su base tribale. Per farvi un esempio: nella società palestinese – come in tante altri mediorientali – è inconcepibile che a Gaza un ragazzo di un clan possa sposarsi con una coetanea appartenente a un’altra famiglia, magari rivale. Non è un caso che il libro “Romeo e Giulietta” sia vietato a Gaza come in Cisgiordania.
Chi prova a inventarsi uno Stato mai esistito
Chi prova a inventarsi uno Stato mai esistito per imporlo sulle tribù commette un grave errore, che porta spesso alla guerra. Lo si è visto per esempio in Iraq, Libia, Libano e Siria: dove decenni di Stato centrale non hanno cancellato le tribù o le diverse religioni sottostanti, che sono riemerse con le terribili conseguenze che vediamo oggi. In Medio Oriente la stabilità e la pace sono meglio garantite dal modello dello Stato tribale. Basta guardare al successo di Kuwait, Qatar, e degli Emirati Arabi Uniti. Quando una struttura statale si basa su una singola famiglia/clan, la pace è più facile. Il motivo? come insegnano i principi del federalismo: il governo deve essere il più possibile vicino ai cittadini e ai loro territori. Più prosaicamente: è semplice per uno della tribù sunnita di Tikrit (quella di Saddam Hussein) mandare a combattere quelli delle altre tribù irachene – magari sciite – per conquistare l’Iran.
Una nuova formula
Altra questione è rischiare la vita dei propri fratelli, cugini e nipoti. Dunque, nel caso palestinese sarebbe auspicabile che i clan potessero autogovernarsi e liberarsi finalmente dalle cricche corrotte e guerrafondaie di Hamas e dell’OLP. Solo così si potrebbe realizzare quella pace dal basso, che sarebbe sicuramente più stabile e sicura di quella costruita dall’alto da oligarchie ideologizzate. Queste ultime – come abbiamo visto il 7 ottobre 2023 e mille altre volte – non si fanno alcun problema ad attaccare Israele e usare i palestinesi come scudi umani. Se è vero che “Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”, dopo 30 anni dalla nascita dell’Autorità Palestinese è doveroso chiudere questo esperimento fallimentare. È tempo di passare a una formula che in Medio Oriente ha portato pace e stabilità: gli emirati palestinesi.
