Un investimento da trecentomila euro in due anni, un’area privata dove sorgerà un’attività commerciale destinata alla balneazione; di nudisti. Panneli e teloni ombreggianti alti due metri e mezzo copriranno il beach club che dal prossimo maggio a settembre sarà a attivo sulla sponda destra del Po, quella opposta alla riserva naturale del Meisino.,
Un’icona trasgressiva
Mancano cinque mesi all’inaugurazione del Tantra club Privè, che punta a recuperare l’aria di un vecchio magazzino edile spazzato via dall’alluvione e abbandonato da 12 anni. Il cantiere ha aperto le porte un anno fa, quando sono arrivati i permessi per costruire, e sorge al posto di un’azienda di lamiere. Saranno “10.000 metri quadrati di oasi naturista per gli incontri libertini”. È Walter Amerio, già titolare dell’Hollywood, un altro locale notturno torinese e responsabile del progetto, a raccontare l’operazione commerciale al Corriere della Sera: “Sarà un club per adulti, coppie libertine, singoli e singole. Per entrare bisognerà tesserarsi per l’associazione culturale Tantra e pagare l’ingresso. Abbiamo previsto la presenza di un bar e di una piscina (piccola, 12x6m ndr)”, con la possibilità di prendere un po’ di sole sulla riva e di “godersi momenti di intimità”. Il beach club sarà “un’icona trasgressiva per coppie libertine e single che vogliono vivere incontri piccanti e un’esperienza rigenerante nel tempo libero”. E ci sarà anche una spa con vista sul Parco del Meisino, l’idromassaggio, discoteca all’aperto con un palco e pista da ballo e terrazza panoramica per un bellissimo drink.
La promessa: niente spettacoli hard
Ma il centro dell’attività saranno gli spettacoli: “Non porno o hard, qui verranno libertini”. Amerio, che si definisce un esibizionista, una persona di ampie vedute, promette di far vivere “esperienze intriganti”. I lavori continueranno a ritmi forzati:“Abbiamo previsto anche un parcheggio, per 80 auto, e resteremo aperti 7 giorni su 7”. Il look ‘natural’ dei clienti si confonderà col paesaggio bucolico: sull’altra sponda asini, cavalli e mucche pascolano in libertà. E gli ambientalisti sono già sul piede di guerra.
