Come sopravvivere con l’Italia che va destra – Il dibattito dell’Ora del Riformista. De Micheli: “La tattica non basta, il Pd deve essere determinante”

Il mondo va a destra? Che fare? Sono questi i due interrogativi a cui hanno risposto gli ospiti dell’ultimo appuntamento de L’ora del Riformista, il talk di approfondimento del nostro giornale che dà spazio ai maggiori temi della politica italiana e internazionale. Il panel – moderato da Aldo Torchiaro – ha visto protagonisti il direttore Claudio Velardi, Paola De Micheli e Michele Fina (parlamentari del Partito democratico), Luigi Marattin (deputato e presidente di Orizzonti Liberali) e Paolo Macry (firma di punta del Riformista, professore emerito di storia contemporanea dell’università Federico II di Napoli).

Velardi, dopo aver sottolineato che i problemi legati alle aziende italiane non si risolvono con politiche sovraniste, ha posto l’attenzione sui tempi della politica: il centrosinistra in Italia rappresenta l’establishment, e per questo i suoi vertici non riescono a tollerare l’idea di dover investire anni per costruire un’alternativa. Per Macry è evidente come la sinistra, vivendo male il ruolo di opposizione, in questi ultimi mesi non sia riuscita a elaborare un’idea nuova di paese. Anzi, si è limitata a una retorica allarmista e a chiedere mozioni di sfiducia che – dal suo punto di vista – si sono rivelate inutili. Ad esempio ha puntato il dito contro la scelta di bocciare le riforme proposte dal governo. Per Macry, dunque, la sinistra rischia di non uscire dall’angolo.

Secondo Fina, la questione va trattata in ottica internazionale. A partire da una chiara contestazione sia al modo in cui la destra affronta il fenomeno dell’immigrazione sia alle conseguenze che il cambiamento climatico ha sul mondo. «Il tema – ha detto – è quello di un’Europa unita davvero, che compia la sua transizione verso degli Stati uniti, così da essere un’unità continentale che si confronta con gli altri grandi continenti del mondo. Dobbiamo avere il coraggio di fare un salto in avanti: siamo progressisti che cercano di combattere le paure che i reazionari invece strumentalizzano».

De Micheli: “Ho chiesto a Schlein di ricominciare”

Sui problemi interni al Partito democratico ha riflettuto De Micheli, secondo cui si vince solo se si è capaci di unire la componente emotiva a quella pragmatica: “Il Pd deve ricominciare e io l’ho chiesto espressamente alla segretaria Elly Schlein, che ha risposto positivamente. Al nostro partito non basta essere indistruttibile, deve essere determinante. Siamo bravissimi sulla tattica, e l’abbiamo dimostrato facendo cadere governi di centrodestra. Ma questo non ci permette di dare una nuova speranza: abbiamo quindi bisogno di dialogare con tutte le culture e il Pd ha la forza per attivare questo confronto».

Due le questioni sollevate da Marattin: una di natura economica e una politica. La prima riguarda l’Eni: «Sappiamo che da anni produce in perdita perché da anni la chimica di base, nostra bandiera, è diventata appannaggio dei paesi entranti con la globalizzazione. Mentre la destra ignora tutto e la sinistra non vuole cambiamenti, io penso che dovremmo accettare le riconversioni che Eni propone, ma soltanto dopo aver chiesto quanti lavoratori e quanti soldi saranno utilizzati». La seconda, conseguenza inevitabile della prima, è riferita al ruolo della sinistra e si può riassumere con una frase saliente: «La mia opinione è che la sinistra riformista ha perso la battaglia dell’egemonia nei confronti della sinistra tradizionale, di Landini e del sindacato».