Beppe Grillo, concordati 300.000 euro per consulenze di comunicazione dai suoi gruppi parlamentari, ieri li ha bidonati. Doveva essere a Roma, in Senato, per un convegno sull’energia che si preannunciava rovente, ma non è mai arrivato. Se l’è cavata mandando un curioso videomessaggio, nel quale lo si vede fare capolino con la testa su un tetto rivestito di pannelli solari. Posa teatrale e nuovi attacchi a destra e a manca, ai giornali e alla politica, mentre l’assenza sarebbe stata concordata con Conte. E secondo alcuni perfino richiesta. I fronti aperti sono tanti. Con i dissidenti che hanno presentato tramite Lorenzo Borré un nuovo, corposo ricorso che demolirebbe i vertici del Movimento.
Con gli alleati del Pd, Enrico Letta in testa, in rotta sull’Ucraina. Con il premier Draghi, che sembra non più disposto a sopportarne coloriture e intemperanze. Sul fronte energetico, in particolare: tra i grillini si va rafforzando la convinzione che sia stato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani – indicato dal M5S come tecnico a valle del voto degli iscritti – a voler inserire nel piano della tassonomia energetica europea il nucleare di nuova generazione. Un “tradimento” messo agli atti da Giuseppe Conte e sottoscritto dal Garante. “C’è una transizione ecologica da fare. Bisogna togliere tutti questi sceriffi delle belle arti che bloccano i progetti”, ha detto Grillo. Proprio lui che ha fatto del No a tutto, il mantra stesso del Movimento. “Noi siamo gli incompetenti del nuovo e abbiamo contro voi, che siete i competenti del nulla e del morto”, dice Beppe Grillo. C’è chi ci sente l’eco di quello slogan con cui Marco Pannella epitetava centrosinistra e centrodestra: “I buoni a nulla contro i capaci di tutto”.
E se Giuseppe Conte in una intervista a La Stampa avverte: “Il gas per la transizione possiamo accettarlo, gli inceneritori no”. Sul nuovo ruolo di Grillo, Conte taglia corto: “Si è reso disponibile a ideare campagne di promozione della nostra azione politica e anche di divulgazione sulle innovazioni in materia di transizione ecologica e digitale. Questo non mette in discussione la linea politica che definiamo attraverso i nostri organi, in particolare il Consiglio nazionale”. Porta chiusa, quindi, a velleità di altro tipo per il garante. Che la sua tiene a dirla: “Stiamo entrando in guerra senza saperlo, è necessario essere indipendenti. Dove vogliamo andare, verso il carbone e il gas o verso l’indipendenza energetica? Bisogna togliere tutti questi sceriffi nei comuni e nelle regioni che bloccano i milioni di watt delle rinnovabili”. Un affondo respinto al mittente, da parte del Pd, da Piero De Luca. Il vice presidente della Commissione politiche europee di Montecitorio, e figlio del presidente della Regione Campania, gli replica dagli studi del Riformista Tv: “Non mi risulta proprio che vi sia opposizione nelle Regioni, è l’ora dell’ambientalismo del fare perché con i No del M5S non si va avanti”, gli risponde. Ma il Movimento è alle prese con altri due problemi. Al Mise e alla commissione Esteri del Senato.
La vicepresidente del M5S, Alessandra Todde, è Vice Ministra allo Sviluppo economico con delega all’energia. E si mette di traverso rispetto a Cingolani: “Sono Contraria al nucleare green”. Inizia il balletto dei distinguo, l’unico che può tenere inalterato il gas di Mosca. Sulle armi all’Ucraina, Todde rafforza l’asse con il ministro Giorgetti e chiede a Draghi di chiarire gli obiettivi. Ma è sul fronte delle dimissioni di Vito Petrocelli, che a Palazzo Madama resiste alle richieste, formalmente dello stesso Conte (“Sono stato eletto dagli italiani, non dai partiti”) in serata arriva la notizia delle dimissioni dei membri della Commissione, a partire da quelle della vice presidente Laura Garavini, di Italia Viva. Seguiranno quelli del Pd, quelli di Forza Italia e Adolfo Urso di Fdi. Se i due terzi della Commissione si dimettono, il presidente decade. Anche qui, i Cinque Stelle hanno due posizioni: pubblicamente per le dimissioni di Petrocelli, ma di farlo cadere in Commissione non se ne parla.
