Comune di Napoli, è flop pubblicità: in 10 anni in fumo 50 milioni

In dieci anni il Comune di Napoli ha perso certamente 50 milioni di euro di canoni pubblicitari e diritti delle pubbliche affissioni tra mancata riscossione e spese effettuate per la gestione dei relativi servizi. Somme che si aggiungono, nello stesso arco di tempo, ad altre decine di milioni di canone di occupazione suolo pubblico, di concessioni di aree mercatali, e di altri tributi che Palazzo San Giacomo non è stato in grado di riscuotere. Un disastro senza fi ne: milioni di euro buttati al vento. La pubblicità esterna su impianti privati e i diritti affissionali sugli impianti del Comune rappresentano una fonte di reddito per i Comuni italiani e consentono di ottenere servizi e vantaggi per i cittadini. Altrove, non qui. Come si è arrivati a perdere tanto denaro?

Fino al 2015, tutte le attività di gestione afferenti alle pubblicità e alle affissioni erano affidate alla Elpis, una società in origine partecipata al 51% dal Comune, poi diventata interamente di proprietà di Palazzo San Giacomo. «È difficile ricostruire le vicende perché di fatto l’amministrazione comunale non fornisce conti dettagliati, solo un groviglio di numeri tra i quali è difficile districarsi. Quel che è certo è che il Comune avrebbe dovuto introitare dieci milioni di euro l’anno dai canoni pubblicitari e gli unici conti disponibili segnano incassi pari a zero o addirittura in perdita»: a spiegare le dinamiche che hanno portato Palazzo San Giacomo allo scatafascio è Ida Alessio Vernì, ex direttore centrale a Palazzo San Giacomo, un tempo a capo di uno dei settori più strategici dell’amministrazione comunale, cioè quello che si occupa di commercio e pubblicità, e coinvolta in un’inchiesta in questo ambito terminata pochi giorni fa con la definitiva assoluzione.

«Asserire che il Comune incassava zero dai canoni pubblicitari è impossibile – afferma la Vernì – Eppure avviene in anni in cui il privato è ormai fallito e la Elpis è diventata tutta di esclusiva pertinenza dell’ente Comune. Per questi anni il Consiglio Comunale, nella delibera 60 del 2014, riporta incassi zero o molto vicini allo zero e ciò sembra francamente incredibile. Dal 2015, poi, tutta la gestione delle affissioni pubblicitarie è passata alla Napoli Servizi. Un altro disastro. Palazzo San Giacomo paga alla società che si occupa di gestire il servizio un prezzo altissimo a fronte di un introito che era, con la mista Elpis, di dieci milioni di euro all’anno. Un calcolo ragionevole se applicato alle entrate potenziali, peccato però che i numeri rivelino tutta un’altra storia». Palazzo San Giacomo non percepisce niente e spende troppo. Nel 2019 il Comune ha deliberato di aumentare del 50% i canoni e, quindi, le potenziali entrate sarebbero dovute aumentare a 15 milioni di euro. Dove sono questi introiti? Eppure non risultano impianti eliminati o smontati, semmai qualche abusivo di troppo.

E ancora, molto di recente, il Comune ha stabilito che tutti gli impianti affissionali e pubblicitari vengano eliminati nel 2021: quindi zero diritti affissionali e zero canoni pubblicitari. La conclusione? I cittadini napoletani hanno servizi pessimi e vivono in una città abbandonata. E questo soprattutto perché il Comune non è stato finora in grado di gestire spese ed entrate. Un disastro che dura da un decennio e al quale si aggiunge una notizia di pochi giorni fa. Palazzo San Giacomo aveva emanato una delibera con la quale assegnava la pubblicità di gran parte della città alla Clear Channel, multinazionale che ha gestito le affissioni per nove anni. Nulla di strano se non fosse che nella delibera si stabiliva che la Clear Channel poteva fare pubblicità gratis per sei anni, avendo il 30% di sconto sul canone: non il massimo per le casse comunali, come riconosciuto dal Tar che ha annullato che ha annullato il relativo provvedimento comunale al termine della causa intentata dall’avvocato Gaetano Brancaccio, presidente dell’associazione Mario Brancaccio, contro Palazzo San Giacomo.