Le affissioni pubblicitarie rappresentano una delle maggiori fonti di reddito per i Comuni italiani. Chi vuole pubblicizzare la propria azienda o il proprio prodotto utilizzando suolo pubblico deve pagare una tassa al Comune, niente di più semplice. In una corretta gestione delle entrate nelle casse comunali e nell’ottica di un’amministrazione pubblica chiamata a lavorare per il bene della collettività, questa voce di introiti rappresenta un vantaggio per i cittadini. Ebbene, quanto guadagna Palazzo San Giacomo dalle pubblicità sparse in ogni angolo della città? Niente, anzi, ci rimette pure. Le affissioni pubblicitarie, invece di rappresentare una fonte di reddito per il Comune, costituiscono incredibilmente un costo: tre milioni devoluti ai concessionari per un milione e mezzo di introiti.

Per quanto riguarda il Cosap (il canone di occupazione suoli e spazi pubblici), in intere aree della città si registrano un’evasione e un’elusione pressoché totali; in altre zone, invece, gli importi da versare risultano irrisori. Si pensi che il Comune di Napoli incassa un settimo del Comune di Torino, a fronte di un suolo occupato molto più esteso. Ennesima prova di un’amministrazione fallimentare che in dieci anni ha messo in ginocchio la città, buttando fiumi di denaro e restituendo ai cittadini servizi scadenti se non inesistenti. Ma come mai il Comune di Napoli invece di guadagnare dalle affissioni pubblicitarie ci perde? «Per circa 10 anni, fino al 2015, tutte le attività di gestione afferenti alle pubblicità e alle affissioni erano affidate alla Elpis, una società partecipata del Comune – spiega Gaetano Brancaccio, avvocato e presidente dell’associazione culturale Mario Brancaccio – Questa società, chiaramente, avrebbe dovuto incassare le tasse sulla pubblicità, invece non ha centrato gli obiettivi e ha presentato al Comune perdite consistenti anziché guadagni. Parliamo del 2011».

Guardando i dati pubblicati sul sito del Comune e quindi accessibili a tutti, nel 2013 il Comune perdeva il 79% degli introiti che avrebbe dovuto ricevere dalle pubblicità. Numeri che fanno rabbrividire se si pensa a quante cose per la città si sarebbero potute fare con una corretta gestione delle affissioni e, soprattutto, con un’amministrazione trasparente. Nel 2015, poi, tutta la gestione delle affissioni pubblicitarie è passata alla Napoli Servizi. Altro scatafascio. Palazzo San Giacomo paga alla società che si occupa di gestire tantissimi servizi un prezzo altissimo per la gestione e la riscossione delle imposte sulla pubblicità. Questa riscossione, però, non avviene o avviene solo in parte. E il Comune continua a rimetterci invece di guadagnarci. «Credo che ci sia un problema politico e amministrativo – sottolinea Brancaccio – Evidentemente si è scelto di privilegiare la ripresa del settore pubblicitario senza badare troppo alla gestione contabile. Il tutto appare poco chiaro, come poco chiaro era il progetto Monumentando, opaco al punto che la mia associazione ha fatto una causa durata quattro anni per dimostrare l’illegalità di quell’azione».

Il progetto cui fa riferimento Brancaccio nasceva a Palazzo San Giacomo nel 2013 con l’intento di restaurare 27 monumenti cittadini di grande pregio. Con un’apposita deliberazione, la Giunta comunale aveva avviato la procedura per la ricerca di uno sponsor per la realizzazione dei restauri. L’operazione fu affidata alla Uno Outdoor s.r.l., alla quale fu assegnata pure la gestione degli interventi di restauro e della scelta delle imprese che avrebbero dovuto farli. Quindi, durante il restyling dei monumenti, erano previsti maxi manifesti pubblicitari per coprire le impalcature. Chiaramente, una pubblicità su un monumento storico al centro della città avrebbe avuto un costo enorme.

«Precisamente, così come rilevato dai listini della società privata Uno Outdoor, chi voleva fare pubblicità per esempio sulle torri aragonesi in Via Marina avrebbe dovuto pagare fino a 200mila euro al mese – fa sapere Brancaccio – Il Comune non li ha incassati per anni in cambio dei restauri che, tuttavia, non sono mai avvenuti o non sono avvenuti nella misura promessa. Una situazione allucinante che ci ha portato, infatti, a vincere la causa». Palazzo San Giacomo ha perso, quindi, decine di milioni di euro in questi anni e la cosa più grave è che a oggi il Suap (Sportello unico per le attività produttive) non ha idea di quanti soldi stia guadagnano – o, meglio, perdendo – il Comune di Napoli a causa della gestione “imprecisa” delle affissioni pubblicitarie. Non è dato sapere. Nel frattempo la città sopravvive a fatica e ci si chiede come si potrà uscire da questa situazione sulla quale pesa un disavanzo di svariati miliardi di euro.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.