Condannato a morte l’orso della Val di Rabbi: ma MJ5 “non ha mai creato problemi”

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MJ5 ha vissuto per 18 anni in Trentino. Non ha “mai dato queste problematiche”, ovvero non ha mai aggredito alcun essere umano. Prima di domenica scorsa, 5 marzo, quando ha ferito un uomo a passeggio con il cane in un bosco a Rabbi, nell’omonima Valle. Il Presidente della Provincia Autonoma e l’assessora alle foreste Giulia Zanotelli erano stati tempestivi nello scrivere al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per “affrontare assieme un problema che non può più essere tenuto in sospeso”. Giusti i presentimenti degli animalisti: se fosse per la PAT si procederebbe insomma per la forca, l’abbattimento dell’animale senza alcun Appello. “Benvenuti in Trentino, provincia ammazza orsi”, lo striscione affisso dal collettivo Centopercentoanimalisti all’uscita del casello di Trento Sud dopo le prime dichiarazioni delle autorità.

L’uomo ferito è Alessandro Cicolini, 39 anni. Si trovava su un sentiero a 1.800 metri di quota, in un bosco sul monte di Pracorno, frazione di Rabbi. Ha raccontato di essere stato aggredito alle spalle, ferito a un braccio e sulla testa. È stato soccorso e ricoverato all’ospedale di Cles, fortunatamente senza gravissime conseguenze. Ha lasciato l’ospedale ed è stato dimesso dopo tre giorni. Il sindaco Lorenzo Cicolini, fratello della vittima, aveva sollecitato l’abbattimento: “In uno Stato democratico, prima vengono le persone. Un animale così va tolto di mezzo, subito”. Sul posto erano accorsi i forestali per acquisire campioni e risalire all’identità dell’animale. Si era ipotizzato potesse essere JJ4, l’orsa che aveva aggredito padre e figlio sul Monte Peller in Val di Non e che era stata radiocollarata dopo quell’episodio. Recidiva. E invece no, si tratta di un orso estraneo a ogni tipo di aggressione fino a pochi giorni fa.

MJ5 era già classificato nei database della PAT. Ha 18 anni, è un maschio nato nel 2005 da Maja e Joze, orsi sloveni tra quelli che hanno dato avvio al progetto Life Ursus sulle Alpi negli anni ‘90. Fugatti ha dichiarato che “dal 2006 al 2022 ha frequentato tutto il Trentino occidentale e si muove molto, è stato anche in Provincia di Bolzano. La zona più frequentata è quella del Brenta meridionale”. La Provincia di Trento procederà alla cattura e poi all’abbattimento dell’animale anche se “si tratta di un orso che non ha mai dato queste problematiche prima d’ora. Ma ora rispetto al percorso dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali, ndr), che disciplina le azioni messe in campo dalle autorità della Pat. Qui si tratta di una fattispecie prevista, con un orso che ha avuto contatto fisico e non un falso attacco. In questo caso si prevede la cattura per mettere il radiocollare oppure la cattura per abbattimento”.

Fugatti ha “informato il ministro Pichetto Fratin. Ci aspettiamo una espressione di Ispra conforme alla gravità del fatto accaduto, dopodiché noi procederemo comunque“, ha detto Fugatti. Prima ci sarà “un’azione di cattura del soggetto e contestualmente la comunicazione ad Ispra dove diciamo che nostra intenzione procedere all’abbattimento”. Pichetto Fratin appena una settimana fa, in occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica, dichiarava che proteggere la fauna selvatica “è un nostro dovere imprescindibile”. Si vedrà in questo caso se quelle erano soltanto parole.

Dalla PAT al momento non una parola sulla prevenzione. Non importa che molte delle aggressioni in Trentino si siano verificate con cani al guinzaglio dei padroni. Non una parola su come la Val di Rabbi vorrà pianificare le sue politiche sul tema dopo l’aggressione. Quando alla fine degli anni ’90 l’orso bruno si era quasi completamente estinto dalle Alpi, ridotto a poche unità, venne co-finanziata dall’Unione Europea una re-introduzione dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con Provincia Autonoma di Trento e ISPRA (allora INFS). Il ripopolamento venne attuato con esemplari della stessa identica specie importati dalla Slovenia. Il PACOBACE venne redatto per assicurare l’esistenza degli animali e tutelare la coesistenza dei plantigradi con gli esseri umani.

L’ultimo abbattimento in Trentino era stato quello di KJ2, protagonista di due aggressioni sul Monte Bondone nel 2017. Quella volta il Presidente della Provincia Ugo Rossi venne assolto dopo il processo perché l’abbattimento venne definito una decisione “per necessità”. Altri due esemplari, dopo altri episodi, erano stati catturati e trasferiti in Ungheria. Le associazioni animaliste sono insorte dopo le dichiarazioni odierne Fugatti. Per l’Ente nazionale di protezione animali (Enpa) la decisione è “errata e immotivata”, l’esemplare è “vittima di manovre elettorali” e fa notare che “il Pacobace preveda anche il radiocollaraggio, senza arrivare alla soppressione”. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha chiesto accesso agli atti in vista di un ricorso al Tar.

Oggi per MJ5 non si prospetta alcuna grazia, soltanto la forca.