Una serata storica per la città di Cosenza. Quella andata in scena la scorsa notte non è stata una semplice assemblea pubblica. È stata una pagina di storia civile e sportiva, scritta da un popolo che ha deciso di prendere in mano il proprio destino. Per oltre due ore, infatti, si è tenuto un confronto pubblico trasmesso anche in diretta streaming dalla storica pagina “Lupi si Nasce”, in cui i tifosi rossoblù hanno dimostrato che il calcio può tornare a essere partecipazione, trasparenza, democrazia. Organizzata direttamente dai gruppi, l’assemblea ha messo di fronte i sostenitori del Cosenza, il presidente della società Eugenio Guarascio, le istituzioni cittadine e chi si è proposto come possibile alternativa all’attuale proprietà. Un confronto duro ma sempre civile, che ha avuto un grande merito: quello di riportare la voce dei tifosi al centro del progetto Cosenza.
La richiesta dei tifosi del Cosenza
I tifosi della squadra silana fin dalle prime battute del confronto non hanno nascosto il vero obiettivo: la richiesta di vendita della società come unica strada per il poter tornare allo stadio “San Vito–Marulla”. Non più slogan, non più proteste: i gruppi organizzati hanno avanzato la richiesta di cessione del club, come condizione necessaria per rientrare allo stadio e restituire vita alla curva e ai gradoni finora deserti e dare il supporto necessario alla squadra. Un messaggio semplice, netto, impossibile da fraintendere: con questa proprietà non c’è più futuro.
La risposta della società
Di fronte a una sala gremita e a una città intera collegata in streaming, il presidente Eugenio Guarascio – presentatosi da solo – ha ascoltato le domande dei tifosi senza tirarsi indietro. Alla fine, la sua risposta è stata chiara: la società è disponibile a vendere e lui a farsi da parte. È esattamente questo il risultato che i tifosi auspicavano dal confronto. Non un compromesso, non una trattativa a porte chiuse né aperte come al mercato, ma una dichiarazione pubblica, davanti a tutti, che certifica la volontà di un passaggio di consegne.
La maturità dei tifosi
L’assemblea ha dimostrato la maturità e la responsabilità di una delle tifoserie più storiche e calde d’Italia. I tifosi hanno fatto domande precise, avanzato richieste concrete e formulato accuse nette. Non si sono limitati a gridare slogan, ma hanno imposto un metodo: il confronto pubblico come unica strada percorribile. È stata la vittoria della trasparenza e della partecipazione popolare, il tutto all’insegna della civiltà. È stata la prova che, al di là dei risultati sul campo, il Cosenza vive e cresce anche grazie alla sua gente.
Un messaggio oltre il calcio
Dal comunicato diffuso al termine della serata emerge chiaramente la linea: oggi non interessa la classifica, non interessa la categoria. Conta solo avere nel più breve tempo possibile una nuova società che possa avere una visione e un futuro e riportare dignità sportiva al Cosenza. Per questo, la serata non appartiene a nessuno se non alla città intera. Non c’erano simboli, non c’erano sigle, non c’erano padroni. Solo un popolo che si è alzato in piedi e ha chiesto di difendere la propria identità.
Il risultato raggiunto
In fondo, la vittoria dei tifosi è tutta qui: aver fatto fare un passo di responsabilità alla società a prendere impegni pubblici, chiari e inequivocabili. I gruppi hanno posto all’ordine del giorno il tema della cessione come unica via per ricucire il rapporto con la città e con questo hanno dimostrato che il calcio a Cosenza non può più essere gestito ignorando i gruppi. La serata di Cosenza ha lasciato un segno profondo. Non sappiamo chi sarà il futuro proprietario, non sappiamo con quale progetto e con quali risorse. Ma una cosa è certa: da ora in avanti nessuno potrà più ignorare la voce dei tifosi rossoblù, e anche il presidente Guarascio, che ci ha messo la faccia e non si è sottratto all’iniziativa ha dimostrato coraggio e a lui va l’onore delle armi. Perché se il calcio è passione, appartenenza e identità, a Cosenza c’è un popolo che lo ha ricordato con forza: “Il Cosenza è del suo popolo”.
