Contagi fuori controllo in Cina, a Malpensa tamponi “non obbligatori” agli arrivi: preoccupa lo stop alla quarantena

Sempre più in salita la curva delle infezioni da covid-19 in Cina dopo la fine della strategia della tolleranza zero. Scarseggiano i farmaci, affollate le corsie degli ospedali, pieni i crematori. E sul sito dell’aeroporto di Malpensa compare un banner: “È consigliato effettuare un tampone antigenico molecolare per tutti i passeggeri e gli operatori provenienti dalla Cina”. La Regione Lombardia diventa la prima in Italia a sollecitare, anche se non in forma obbligatoria, il test anti-covid ai passeggeri in arrivo dalla Cina. La nuova disposizione sarà valida fino al 30 gennaio 2023.

Al link al sito “Viaggiare sicuri” si legge che “la Regione Lombardia ha dato indicazione alla ATS INSUBRIA, di riferimento per l’aeroporto di Malpensa, di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina”. La misura, hanno fatto sapere dalla Regione, serve ad accertare il tipo di variante covid dei positivi in arrivo dal Paese asiatico. Processati ieri 90 tamponi, oggi 120, domani i primi risultati del sequenziamento. Non un caso isolato, quello delle misure di prevenzione e l’attenzione speciale introdotte in Italia: in Giappone e in India i tamponi sono obbligatori.

Allarmanti i numeri diffusi dalla società di ricerca britannica Airfinity: in Cina sarebbero oltre un milione di casi e cinquemila i morti ogni giorno. Le autorità di Pechino hanno intanto sospeso la diffusione dei dati e fermato i “tamponi di massa” obbligatori. I modelli di Airfinity suggeriscono un numero di decessi compreso tra 1,3 e 2,1 milioni a seguito dell’attuale ondata, 3,7 milioni di infezioni al giorno a metà gennaio per arrivare, in marzo, a 4,2 milioni di casi quotidiani. Lo stop alla quarantena entrerà in vigore dall’8 gennaio, pochi giorni prima del capodanno cinese del 22 gennaio. Per entrare nel Paese basterà un test negativo effettuato nelle prime 48 ore precedenti. Subito dopo l’annuncio sono stati presi di assalto i siti per prenotare i viaggi.

Il Presidente Xi Jinping nel suo primo discorso dopo l’allentamento delle restrizioni aveva sollecitato i funzionari di tutto il Paese: “Di fronte alla nuova situazione occorre lanciare una campagna sanitaria più mirata, rafforzare una linea di difesa comunitaria per la prevenzione e il controllo delle epidemie e proteggere efficacemente la vita delle persone, la sicurezza e la salute”. Ritorno alla normalità e rilancio dell’economia i nuovi obiettivi.

La strategia Zero Covid è stata superata dopo le proteste della gente esasperata dai lockdown nei mesi scorsi. Secondo il Financial Times ci sarebbero stati 250 milioni di nuovi casi nei primi venti giorni di dicembre, il 18% della popolazione avrebbe dunque contratto il Covid. La versione di Pechino parlava di poco più di 60 mila contagiati e di appena otto decessi nell’ultimo mese. La fine della quarantena internazionale è parte di un annuncio più ampio, in base al quale la classificazione del Covid sarebbe stata declassata da malattia infettiva di categoria A, alla pari del colera o della peste bubbonica, a categoria B, che include virus come l’Aids e l’aviaria.

All’allentamento delle restrizioni è coinciso il rilancio della campagna vaccinale: le autorità cinesi procedono di porta in porta, talvolta pagano le persone over 60 affinché si vaccinino contro il covid, 70 dollari per un ciclo completo. Ai comitati di quartiere il compito di tracciare tutti gli over 65 e di fare pressioni sui familiari affinché li accompagnino nei centri vaccinali. Il numero dei vaccinati al 23 dicembre è più che raddoppiato, a 3,5 milioni a livello nazionale. Secondo il National Health Commission in Cina oltre il 90% delle persone sono state vaccinate, solo i due terzi di quelle sopra gli 80 anni.