“La nostra capacità di identificare i casi è aumentata, così come la capacità terapeutica, ma il virus si diffonderà tra i giovani e il problema sarà quando questi lo trasmetteranno ai genitori e nonni e rivedremo la pressione sulle strutture sanitarie”. E’ quanto dichiara Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio sulla Salute nelle Regioni italiane e docente dell’Università Cattolica di Roma, nel corso della presentazione del rapporto Osservasalute sulla gestione del Covid-19.
“Quando lo rivedremo? – ha aggiunto – in autunno. Questa è la stagione del ritorno dei virus che colpiscono le vie respiratorie, quando è normale il ritorno delle influenze, delle polmoniti. Lo sappiamo è una certezza. Tornerà il Coronavirus? Non lo sappiamo al 100%, ma se siamo persone intelligenti è molto probabile che il virus – ha concluso – che ha fatto più danni della Mers e della Sars, possa tornare e ci dobbiamo comportare come se fosse sicuro che possa tornare”.
NO DECENTRAMENTO SANITA’ – Secondo Ricciardi “continuare ad affidare la sanità alle Regioni è completamente illogico e antiscientifico. Si va verso una sanità globale e noi non possiamo più permetterci di affidarla agli enti locali. Con il messaggio che ‘locale è bello e nazionale è brutto’, saremo condannati a una disomogeneità eterna”.
“NIENTE VOLI” – Prendere un aereo? Negli Stati Uniti hanno intervistato oltre 500 colleghi epidemiologi facendolo loro questa domanda e la risposta della maggioranza è stata: ‘forse, fra 6 mesi’. E’ un’esagerazione, ma di certo non è qualcosa da fare la prossima settimana”. Quanto alle strutture ricettive, secondo Ricciardi bisognerà fare molta attenzione alla pulizia degli ambienti, in quanto “se un infetto appoggia una mano contagiosa su un cuscino, oppure ci dorme, c’è il rischio di infezione”.
IL RAPPORTO – Il Rapporto Osservasalute ha rivelato che nell’intera stagione influenzale 2018-2019, il 13,61% della popolazione ha avuto una patologia simil-influenzale (Influenza-Like Illness-ILI), per una stima totale di circa 8.072.000 casi. Come di consueto, le ILI hanno colpito maggiormente le fasce di età pediatrica: nello specifico il 37,28% dei bambini di eta’ 0-4 anni, il 19,75% di eta’ 5-14 anni, il 12,77% di individui di eta’ compresa tra 15-64 anni e il 6,21% di anziani di eta’ 65 anni. Nelle ultime due stagioni influenzali l’incidenza delle ILI nella fascia di eta’ 0-4 anni e’ stata la più alta a partire dalla stagione 2004-2005.
VACCINO ANTINFLUENZALE – Secondo i curatori dell’indagine, è utile rimarcare l’importanza della vaccinazione antinfluenzale anche in vista di un’eventuale ripresa della pandemia in autunno che si andrà a sommare all’influenza stagionale con possibili effetti di confondimento. A questo proposito dai dati del Rapporto si evince che la copertura vaccinale antinfluenzale nella popolazione generale si attesta, nella stagione 2018-2019, al 15,8%, con lievi differenze regionali, ma senza un vero e proprio gradiente geografico. Negli anziani ultra 65enni, la copertura antinfluenzale non raggiunge in nessuna regione i valori considerati minimi, né tantomeno ottimali, dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale che individua nel valore di 75% l’obiettivo minimo perseguibile e nel valore di 95% l’obiettivo ottimale negli ultra 65enni e nei gruppi a rischio. Il valore maggiore si e’ registrato in Basilicata (66,6%), seguita da Umbria (64,8%), Molise (61,7%) e Campania (60,3%), mentre le percentuali minori si sono registrate nella pubblica amministrazione di Bolzano (38,3%), in Valle d’Aosta (45,2%) e in Sardegna (46,5%).
Nell’intero arco temporale considerato (stagioni 2008-2009/2018-2019), per quanto riguarda la copertura vaccinale degli ultra 65enni, si è osservata una diminuzione, a livello nazionale, del 19,8%. Nelle ultime due stagioni (2017-2018/2018-2019), sempre nella classe di eta’ 65 anni ed oltre, il valore nazionale mostra un leggero aumento (+0,8%). A
livello regionale, quasi tutte le regioni hanno riportato, infatti, un aumento della copertura, soprattutto le regioni meridionali, in particolare la Basilicata (incremento del 25,2%);
il dato e’ diminuito, invece, in Puglia (-13,5%), Sicilia (-2,4%) e Calabria (-2,3%).
