Non accenna a placarsi l’allarme per il misterioso coronavirus che sta colpendo in particolare la Cina. La Commissione salute nazionale cinese ha riferito che almeno sei persone sono morte e vi sono oltre 300 casi di infezioni segnalati da diverse città cinesi. I decessi riconducibili al virus si sono verificati in gran parte nell’area di Wuhan, un’area urbana di circa 11 milioni di persone nella Cina orientale. Le autorità sanitarie municipali di Wuhan hanno confermato che sono risultati positivi anche 15 operatori sanitari.
Nella giornata di lunedì le autorità cinesi hanno confermato che la trasmissione del virus può avvenire tra esseri umani.
LE MISURE PER EVITARE IL CONTAGIO – Nel timore di un’epidemia simile a quella della Sars, che si diffuse dalla Cina a una decina di Paesi nel 2002-2003, le autorità cinesi e di numerose nazioni stanno adottando precauzioni per evitare i contagi. Misure di controllo dei passeggeri sono state attivate in stazioni ferroviarie e aeroporti in Cina, ma anche in aeroporti di una decina di nazioni per i viaggiatori in arrivo dalla Cina, soprattutto da Wuhan, dove il virus sembra aver avuto origine. Tra questi Paesi ci sono Australia, Giappone, Corea del Sud, Usa. L’allarme è particolarmente alto perché secondo il governo di Pechino ogni anno circa 3 miliardi di persone si mettono in viaggio in occasione del capodanno cinese del 25 gennaio.
BURIONI: “RISCHIO IN ITALIA NON MINIMO, NON ABBIAMO UN VACCINO” – Sul coronavirus cinese è intervenuto anche il noto virologo Roberto Burioni sul suo sito ‘Medical facts’. “Pessime notizie dalla Cina. Il nuovo virus, del quale abbiamo parlato pochi giorni fa, è diventato in grado di trasmettersi da uomo a uomo. È quindi accaduto quello che noi virologi chiamiamo ‘spillover’, ovvero ‘tracimazione’. Un virus è passato da un animale a un uomo e si è adattato all’uomo: ora è a tutti gli effetti un virus umano. Un nuovo virus umano”, scrive Burioni.
“Leggo sui giornali che le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io – sottolinea Burioni – non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”. “Purtroppo il virus ha scelto il momento peggiore per saltare fuori: il 25 gennaio è il Capodanno Cinese, che corrisponde all’unico lungo periodo di ferie per i cinesi e viene sfruttato solitamente per viaggiare, anche all’estero. Per cui, siccome da Wuhan arrivano in Italia tre voli a settimana, io consiglierei al Ministro della Salute una grandissima attenzione agli aeroporti”, aggiunge il virologo.
Sul suo sito ‘Medical facts’ il noto virologo sottolinea inoltre che “al momento non sappiamo né quanto il virus sia pericoloso (ovvero quanti degli infettati sviluppano sintomi gravi), e neanche quanto sia facile il contagio (anche se su questo punto i primi dati non autorizzano l’ottimismo). Non c’è da allarmarsi, ma bisogna alzare immediatamente la soglia di attenzione, perché al momento non abbiamo un vaccino (per la gioia dei cretini antivaccinisti), e neanche una cura efficace, per cui l’unico modo di combattere il virus è impedirne la diffusione”.
“Della natura del virus parleremo poi; adesso vediamo le implicazioni immediate. Prima di tutto: la situazione è molto confusa. Nella migliore tradizione le autorità cinesi – che a fine 2002 ritardarono in maniera inaccettabile la diffusione di notizie sulla Sars, non consentendo una pronta risposta internazionale contro questa malattia -, si sono comportate in maniera non molto diversa. Per tre settimane hanno sostenuto che la trasmissione da uomo a uomo non avveniva e hanno tenuto fermo a 59 casi il conto dei malati”, scrive ancora Burioni nel suo intervento sul sito. “Quando poi gli studiosi dell’Imperial College hanno messo nero su bianco quello che tutti gli esperti pensavano, ovvero che il numero di casi era immensamente più alto (gli inglesi li hanno stimati in 1.700, ma secondo me sono di più), anche i cinesi – evidenzia – hanno dovuto calare la maschera, ma tenendosi sempre molto, troppo bassi. Le bugie in questo campo hanno le gambe cortissime e i virus al contrario corrono molto velocemente, e i primi casi tra i sanitari e in altre nazioni (il virus è partito da un mercato di animali di Wuhan, una città cinese), si sono già verificati, smentendo i numeri e la visione troppo ottimistica delle autorità cinesi”.
PRIMO CASO IN COREA – Ieri il National Ihr Focal Point (Nfp) per la Repubblica di Corea ha segnalato il primo caso di nuovo coronavirus nel paese. Si tratta di una donna di 35 anni, di nazionalità cinese, residente a Wuhan, provincia di Hubei in Cina. Lo riferisce l’Oms. “La paziente ha sviluppato febbre, freddo e dolore muscolare il 18 gennaio mentre era a Wuhan. È stata in un ospedale locale a Wuhan e le è stato inizialmente diagnosticato un raffreddore. Il 19 gennaio alla paziente è stata rilevata febbre (38,3° C) all’arrivo all’aeroporto internazionale di Incheon, in Corea del Sud. La donna è stata trasferita in un ospedale di isolamento designato nazionale per test e cure. È stata testata positivamente per il test della reazione a catena della transcriptasi-polimerasi inversa del pancoronavirus (RT-PCR), e successivamente è stata confermata positiva per il nuovo coronavirus (2019-nCoV) il 20 gennaio ai Korea centers for disease control and prevention (Kcdc). Al momento del rilevamento, il paziente presentava brividi, naso che cola e dolore muscolare”, si legge nel comunicato dell’Oms. “La paziente – aggiunge – non ha riferito di aver visitato nessun mercato, nemmeno quello di Huanan, né ha avuto contatti con casi confermati 2019-nCoV o animali selvatici nella città di Wuhan. La donna è attualmente in isolamento, in trattamento e in condizioni stabili”. “Si tratta – precisa l’Oms – del quarto caso ‘esportato’ Wuhan da parte di viaggiatori”.
