Cosa è il reato “tratta di esseri umani” e chi colpisce

Decreto Cutro, nuovo reato di “tratta degli esseri umani” e aumento delle pene. Non si rassegnano, destra e sinistra in alternanza al governo, invece di promettere fin dalle campagne elettorali, come si faceva una volta, più riforme sociali o economiche, oggi sanno solo dispensare carcere e manette. Oggi tocca a Giorgia Meloni e Carlo Nordio. Si, proprio colui che, subito dopo il giuramento da ministro, dichiarò: “Occorre eliminare il pregiudizio che la sicurezza e la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali”. Colui che si era impegnato per “una forte depenalizzazione” e una “riduzione dei reati”.

Ed eccoci qua, a Cutro in Calabria, dove sono morte annegate 73 persone che cercavano accoglienza e speranza di una vita migliore, con il governo di centrodestra che, come già i precedenti di sinistra o gialloverdi piuttosto che giallorossi, pensa di dare soluzioni a problemi sociali con più fattispecie penali e più carcere. Troverà spazio nel codice penale un nuovo reato, che sarà universale, garantisce la premier, per consentire all’Italia di aprire procedimenti o far arrestare i trafficanti di esseri umani in qualunque parte del mondo e poi pretenderne l’estradizione. La nuova fattispecie, “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, punisce con la reclusione da 20 a 30 anni per la morte di più persone, da 15 a 24 per un solo decesso e da 10 a 20 per il reato di lesioni gravi o gravissime a una o più persone. E si inaspriscono le pene per chi promuove o organizza l’immigrazione irregolare.

Un bel pacchetto normativo, tanto severo quanto inutile. Il guardasigilli lo sa benissimo, e non sappiamo se, prima di buttarsi allo sbaraglio con comportamenti che contraddicono non solo il suo passato remoto ma addirittura quello prossimo del giorno in cui giurò la sua fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente Mattarella, ne abbia informato anche Giorgia Meloni e i colleghi di governo. Dobbiamo proprio aprire la giaculatoria delle statistiche e della storia, non solo italiana, che dà come risultato certissimo il fatto che mai, mai, l’inasprimento delle pene o la creazione di nuovi reati ha prodotto la diminuzione dei delitti? Proprio pochi giorni fa, il 21 febbraio, il Senato ha licenziato una modifica del codice penale che introduce il reato di omicidio colposo nautico, che va ad affiancare l’inutile e fallimentare fratello maggiore dell’omicidio stradale.

Ce lo dicono i dati, se escludiamo i quasi due anni in cui tra covid e lockdown è diminuito il traffico stradale e di conseguenza anche gli incidenti, che l’introduzione del nuovo reato, che ha addirittura cambiato tre codici, stradale penale e procedura penale, non ha spostato di una virgola la tragedia dei morti sulle strade. Non aver puntato sulla prevenzione, come aveva fatto il governo del 2016 con una serie di spot sulla sicurezza stradale, un po’ terroristici ma indovinati, ha lasciato la situazione invariata. Soprattutto i giovani vanno educati a non mettersi al volante mentre hanno la testa rintronata dalla musica sparata a palla, dopo che hanno bevuto o assunto sostanze psicoattive.

Quale ragazzo va a sfogliare il codice prima di mettersi al volante? O quale scafista, prima di intraprendere la propria sciagurata attività di tratta di esseri umani? Eppure l’elenco di questi errori è lungo, e non ha colore politico. Si va dal decreto di “occupazione musicale” di proprietà pubblica, fino alle leggi sul caporalato o sul cyberbullismo e anche sul femminicidio. E non parliamo della legge Zan. Le norme nel codice Rocco ci sono già, e anche la possibilità, con il gioco delle aggravanti e attenuanti, di tipicizzarle meglio. O vogliamo arrivare a creare le fattispecie di omicidio colposo aereo o quello prodotto dai sassi tirati dai ponti?