Cosa sono gli extraprofitti e quando si applica il margine d’interessa: perché tassare le banche non è populista

Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sulla tassa straordinaria sugli extraprofitti della banche decisa dal governo Meloni: è giusto tassare le banche? Favorevole Enrico Zanetti, ex viceministro dell’Economia nel governo Renzi, secondo cui “al governo va riconosciuto di essere stato intransigente e decisionista“. Contrario invece il direttore del Riformista Andrea Ruggieri che attacca: “E’ una misura dannosa e grillina che danneggerà il risparmiatore comune“.

Qui il commento di Enrico Zanetti:

La scelta del Governo di prevedere una tassa straordinaria sugli extraprofitti delle banche può essere definita in molti modi, più o meno commendevoli, a seconda dei punti di vista, ma certamente non come una sorpresa per gli addetti ai lavori. Anzi, a dirla tutta, l’unica sorpresa è che esponenti del settore interessato possano definirla tale.
Già dall’inizio dell’anno, i più attenti osservatori delle dinamiche dei bilanci bancari e dei corridoi della politica la davano come una prospettiva sostanzialmente certa entro la fine dell’anno.

Non tanto perché ragionavano con il metro del giusto e dell’ingiusto, quanto perché lo ritenevano ineluttabile in un contesto in cui era già chiaro che le dinamiche in atto sui tassi di interessi avrebbero determinato nei mesi a venire uno stillicidio di good news bancarie (nella forma di rapporti trimestrali e semestrali con performance economiche delle banche in miglioramento anche oltre il 50% anno su anno) di per sé meravigliose, ma alla lunga ingestibili in un contesto crescente di difficoltà nel reperire risorse nel bilancio dello Stato per finanziare interventi a favore di categorie di soggetti più deboli delle banche (cioè praticamente di tutti, secondo la percezione generale).

Non ci fosse stato da parte del Governo la serietà politica di portare sino in fondo il proprio programma, dichiarato in sede elettorale, di abolizione del reddito di cittadinanza per i nuclei familiari diversi da quelli con soggetti fragili, si potrebbe certamente parlare oggi di facile populismo anti-bancario da parte del Governo; ma – alla luce di come il Governo ha tenuto il punto su quel fronte oltre modo scivoloso e complesso – diventa allora più corretto riconoscergli di essere intransigente e decisionista non solo quando si tratta di essere forte con i deboli.

Secondo le anticipazioni date dal Governo stesso, il prelievo straordinario troverebbe applicazione una volta soltanto, con versamento del dovuto nel 2024, in misura pari al 40% della differenza, se positiva, tra il margine di interesse del conto economico 2023 e il margine di interesse del conto economico 2021 aumentato del 10% (attenzione però: nell’improbabile caso che la differenza positiva tra il margine di interesse del conto economico 2023 e il margine di interesse del conto economico 2022 aumentato del 5% fosse superiore alla predetta differenza 2023 vs 2021, l’imposta del 40% si applicherebbe allora su questo ammontare).

Il “margine di interesse” è la differenza tra i ricavi della banca per gli interessi attivi che applica alla propria clientela e i costi della banca per gli interessi passivi che riconosce alla propria clientela ed anche ai propri finanziatori per la raccolta di liquidità. Una forchetta che in questi mesi si è allargata a dismisura, alimentando appunto previsioni di utili da record per tutte le banche perché – mentre gli interessi attivi vengono adeguati in tempo praticamente reale alle scelte di politica monetaria della BCE – gli interessi che le banche riconoscono ai clienti sulle giacenze di conto corrente e sulle altre forme di raccolta di liquidità hanno tempi di adeguamento da parte delle banche che potremmo definire meno incalzanti.

La risposta dei mercati all’annuncio della tassa sugli extra-profitti è stata molto negativa, come del resto è logico che accada quando viene varato un provvedimento che determina una brusca riduzione delle attese di dividendi da parte dei possessori delle azioni che in quei mercati sono quotate. Ma – al netto dei diretti interessati – è difficile immaginare un’ondata di cordoglio nazionale per questa tassa così congegnata, essendo molti di più i cittadini che in questi mesi hanno toccato con mano come i tassi di interesse applicati ai mutui delle famiglie e ai prestiti alle imprese abbiano raggiunto livelli importanti, mentre per la generalità della liquidità presente nei conti correnti della clientela, al netto della nuova liquidità, abbiano continuato ad essere riconosciuti tassi di interesse vicini allo zero.

Ora è sperabile che il settore bancario non si arrocchi in lamentazioni che – anche laddove condivisibili – sarebbero comunque sterili e lavori con il Governo per trovare un punto di caduta accettabile per gli obiettivi di entrambe le parti, posto che sono stati, sono e saranno sempre numerosi i dossier per la cui risoluzione risulta imprescindibile la collaborazione tra istituzioni e settore finanziario.