La variante Omicron corre più veloce di tutti e, secondo il monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute all’esame della cabina di regia, continuano a salire ancora l’indice di trasmissibilità Rt e l’incidenza dei casi Covid in Italia (ieri 6 gennaio è pari a 1669 casi su 100mila abitanti e raddoppia rispetto al valore di 783 della scorsa settimana). L’Rt sale sall’1.18 della settimana scorsa fino a 1,43.
In ascesa anche il tasso di occupazione in terapia intensiva, che questa settimana è al 15,4% contro il 12,9% della settimana precedente, come il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale invece al 21,6% rispetto al 17,1% rispetto alla rilevazione del 30 dicembre.
Così si aggiungono altre quattro regioni al rischio zona gialla, con la Liguria che sfiora la zona arancione secondo quanto emerge dagli indicatori decisionali al vaglio della cabina di regia riunita questa mattina. Nell’ultima settimana hanno superato le soglie “gialle” del 10% di intensive e del 15% di ricoveri ordinari anche Abruzzo (13,3% e 18,7%), Emilia Romagna (15,7% e 19,4%), Toscana (17,2% e 17,9%) e Val d’Aosta (15,2% e 42,4%).
Dovrebbero così aggiungersi alle 11 regioni già in giallo, ossia Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, PA Bolzano, PA Trento, Piemonte, Sicilia e Veneto. Sfiora la zona arancione la Liguria, che è oltre il parametro del 30% di ricoveri ordinari (al 34,2%) ma subito sotto quello del 20% per le intensive (al 19,5%). A rischio per la prossima settimana anche Piemonte (con le intensive oltre soglia al 21,7% e i ricoveri sotto al 26%) e le Marche (23,9% e 24,1%). Quanto all’incidenza, il valore più alto si registra in Toscana, ben 2.680 casi per centomila abitanti, seguita da Lombardia (2.578), Val d’Aosta (2.255), Umbria (2.235) e Emilia Romagna (2.153).
In forte aumento anche il numero di nuovi casi Covid-19 non associati a catene di trasmissione (309.903 contro 124.707 della settimana precedente), come la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (50% contro 48%) e la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (34% contro 31%).
