Aumentano i posti letto per il Covid negli ospedali ma il personale, già sotto numero, rimane lo stesso e la situazione fuori dai pronto soccorsi si fa pesante con le ambulanze che allungano la fila fuori dagli ingressi creando un serpentone mai visto.

Non c’è grande differenza nei nosocomi e asl del territorio capitolino: al San Filippo Neri mancano 120 infermieri e 60 operatori socio-sanitari. Alla Asl Roma 2 si ricorreall’utilizzo di personale esternalizzato dalle cooperative, non avendo più risorse interne”. Al Policlinico Umberto I “mancano 250 infermieri e 300 operatori sanitari“.

Anche in questo caso vale la regola della coperta corta. Se da un lato aumentano i letti Covid, dall’altra “si chiudono posti e si riducono i servizi per garantire l’emergenza”. E alla Asl di Latina, “mancano non meno di 100 infermieri e 250 operatori sanitari e oltre circa 150 unità tra tecnici di radiologia, di laboratorio, fisioterapisti, tecnici ortopedici”.

Mentre le strutture private accreditate si preparano ad accogliere un boom di pazienti Covid (fino a 600 posti in più, come scritto da La Repubblica) i sindacati lanciano l’allarme: “Così non ce la faremo – dicono i rappresentanti del comparto sanità pubblica di Cgil, Cisl e Uil. rispettivamente Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – il personale è ormai ridotto allo stremo, non è più in grado di continuare a sostenere il sovraccarico di lavoro che viene quotidianamente richiesto”.

Il sistema sanitario è in “codice rosso”, denunciano i sindacati. “La situazione è oltre la soglia di guardia, e le cure sono fortemente a rischio”, dicono i tre rappresentanti. Secondo le stime, si parla di una carenza complessiva di oltre 10.000 unità di personale, che si riversa in particolare nell’ambito dell’emergenza-urgenza.

Secondo la Simeu (Società Medicina di emergenza-urgenza), solo nel Lazio mancano almeno 350 medici di Pronto Soccorso. Le riduzioni delle attività sanitarie, le chiusure di interi reparti, l’allungamento all’infinito dei tempi di attesa per le prestazioni di ogni ambito clinico, sono ormai prassi comune per garantire la continuità assistenziale nell’emergenza sanitaria, in mano a un numero sempre più risicato di medici.

Non è migliore la situazione del personale infermieristico: “Mancano almeno 5000 infermieri, solo nel Lazio – dice Stefano Barone, segretario regionale di Nursind, il sindacato degli infermieri – . Parlare di aumento di posti letto per fronteggiare l’emergenza Covid è una presa in giro. Finché non sarà possibile aumentare drammaticamente i numeri degli assunti, gli ospedali si reggeranno sui doppi turni e gli straordinari. Così ne pagheranno le conseguenze i pazienti affetti da altre patologie”. Le conseguenze, già in questo momento di crescita dei contagi per la pandemia da Covid, sono evidenti, e diventano più critiche giorno dopo giorno.

Anche ieri ben 50 ambulanze stazionavano davanti ai Pronto Soccorso, record al Sant’Andrea: ben 23 automezzi, con pazienti Covid in lettiga in attesa per ore di ricevere cure. Uno di loro ha dovuto attendere oltre 30 ore prima di essere “sbarellato” dall’automezzo.

Riccardo Annibali