La Campania rischia la zona gialla
Napoli, Caserta e Avellino tra le province con più contagli: gli ospedali rischiano di andare in tilt
![Foto Valeria Ferraro /LaPressecronaca14-11-2020 Napoli Coronavirus, lunghe file di auto fuori dall’ospedale Cotugno di NapoliPhoto Valeria Ferraro /LaPressenewsNovember 14, 2020 Naples ItalyWorkers seen taking a patience inside the hospital while people receive assistance in the carPeople with suspect Covid-19 receive assistance with oxygen in parking cars and outside hospitals. Foto Valeria Ferraro /LaPressecronaca14-11-2020 Napoli Coronavirus, lunghe file di auto fuori dall’ospedale Cotugno di NapoliPhoto Valeria Ferraro /LaPressenewsNovember 14, 2020 Naples ItalyWorkers seen taking a patience inside the hospital while people receive assistance in the carPeople with suspect Covid-19 receive assistance with oxygen in parking cars and outside hospitals.](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2022/01/cotugno-900x600.jpg)
L’occupazione dei posti letto Covid in ospedale in Campania aumenta sempre di più. Secondo l’ultimo bollettino la percentuale dei ricoveri in terapia intensiva si attesta al 9,9%. Il passaggio di fascia avviene se la percentuale dei ricoveri è superiore al 10 per cento. Ieri sono stati 65 i ricoveri (più 8 rispetto al bollettino precedente) su 656 posti a disposizione: dunque la Campania è a un pelo dalla zona gialla.
E così tornano le scene già viste un anno fa con le auto che affollano l’ingresso del Cotugno per entrare nel pronto soccorso. E il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, ha scritto ai dirigenti dei principali ospedali per chiedere di rinviare visite, controlli e ricoveri che sono procrastinabili. Situazione critica anche nelle pediatrie.
Al Santobono, l’ospedale pediatrico di Napoli, la situazione è difficile. “Abbiamo raddoppiato i posti letto per i bimbi con il Covid, passando da 10 a 20 che oggi sono tutti pieni – afferma Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono – abbiamo una percentuale di accessi al pronto soccorso di bimbi malati di Covid di 50 al giorno. Sono numeri inimmaginabili fino a due settimane fa, che non avevamo mai avuto. La maggior parte si tratta di bimbi lattanti, al di sotto di un anno. Hanno la febbre anche alta che spaventa i genitori che li portano qui e dal nostro tampone emergono positivi. Per fortuna non tutti necessitano del ricovero, la maggior parte non hanno patologie respiratorie né sono disidratati e quindi li mandiamo a casa con controlli del pediatra di base. Meno del 10 per cento, invece, li ricoveriamo”. E la situazione è la stessa anche al Policlinico della Federico II.
Secondo i dati della Fondazione Gimbe sui contagi, Napoli, Caserta e Avellino sono tra le province italiane con più contagi. Nell’area partenopea sono 1.402 i casi ogni centomila abitanti, 1.264 in Terra di Lavoro e 1.206 in Irpinia. Aumentano i casi per l’elevata contagiosità della variante Omicron. In Italia si registra un incremento del 153% rispetto alla settimana precedente. e +8,9% dei decessi, In 7 giorni raddoppiano le persone attualmente positive, passate da 598.868 a 1.265.297 (+111,3%). Nel periodo di riferimento, dal 29 dicembre al 4 gennaio, Gimbe rileva anche la crescita esponenziale dell’incidenza dei casi ogni centomila abitanti.
Le province più colpite sono Firenze (3.058), Lodi (2.747), Monza e della Brianza (2.677), Siena (2.631), Milano (2.538), Prato (2.503), Pisa (2.385), Rimini (2.315), Arezzo (2.275), Pavia (2.235), Pistoia (2.156), Lucca (2.136), Terni (2.079), Varese (2.049), Perugia (2.047) e Como (2.005). Ma in questa particolare classifica ci sono anche Napoli – con 1.420 contagi ogni centomila abianti – Caserta (1.264) e Avellino (1.206).
Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, accusa il governo di aver adottato misure tardive e insufficienti. Una posizione in linea con quanto sostenuto in questi giorni anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca. “Purtroppo le nuove misure – dice Cartabellotta – sono il frutto di compromessi politici, piuttosto che di una coraggiosa strategia di contrasto alla pandemia. Rappresentano un’ulteriore stratificazione di ‘pannicelli caldi’ insufficienti e tardivi, privilegiando l’esasperazione della burocrazia per mettere tutti d’accordo e scommettendo per l’ennesima volta sulla resilienza di ospedali e professionisti sanitari, già allo stremo. Si continua a inseguire il virus senza rendere noto alla popolazione qual è il piano B: ovvero quali sono le mosse successive per arginare l’ondata di contagi che rischia di portare al default dei servizi sanitari ospedalieri, nonché al lockdown di fatto del Paese”.
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