Le indagini
Davide Rebellin travolto e ucciso, fari puntati su un tir straniero ripreso dalle telecamere e in fuga
La caccia al camionista pirata della strada che nel pomeriggio di mercoledì 30 novembre ha investito e ucciso Davide Rebellin, l’ex ciclista 51enne travolto durante un’uscita in bici nei pressi dello svincolo autostradale di Montebello Vicentino, continua senza sosta.
I carabinieri che indagano sull’incidente costato la vita al due volte campione italiano di ciclismo su strada, decano dei ciclisti professionisti in attività che aveva lasciato l’agonismo soltanto poche settimane fa dopo 30 anni di carriera che lo hanno visto vincere alcune delle più importanti “classiche del Nord” come Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, si stanno concentrando in particolare su meno di una decina di autoarticolati che in quella finestra oraria (intorno a mezzogiorno) si vedono passare sul luogo dell’incidente.
I camion sono stati ripresi dalle telecamere di sicurezza della zona, riferisce l’Ansa: sia da quelle del parcheggio accanto al luogo della tragedia, il piazzale del ristorante “La Padana” di Montebello, sia quelle dislocate vicino al casello di Montebello della A4, ad un chilometro di distanza. Purtroppo nessuna delle telecamere visionate ha ripreso il momento dell’incidente, ma solo gli istanti immediatamente successivi.
Secondo il Corriere della Sera le attenzioni degli inquirenti si starebbe concentrando in particolare su un mezzo pesante con targa straniera, forse tedesca, che entra nell’area di sosta per circa quattro minuti: il camionista scende dall’abitacolo, ma dopo la breve fermata riparte, facendo manovra e tornando nella direzione in cui era venuto, il tutto nell’orario compatibile con la morte dell’ex ciclista. Il rischio, se fosse lui il responsabile dell’incidente costato la vita a Rebellin, è che a distanza di 24 ore possa aver già lasciato il nostro Paese.
Sembra essere ormai certa in via di definizione anche la dinamica dell’incidente: Rebellin, campione veronese che aveva terminato la sua carriera agonistica soltanto lo scorso 16 ottobre sulle strade di casa alla Veneto Classic, sarebbe stato “agganciato” dal pesante mezzo all’uscita di una rotatoria, investito mentre il mezzo pesante era nella fase di manovra per entrare nel parcheggio.
A riconoscere il campione, morto sul colpo, è stato il fratello Carlo, precipitatosi sul luogo dell’incidente. “C’era la sua bici, anche se distrutta l’ho riconosciuta subito”, ha raccontato oggi al Corriere della Sera. È venuto a conoscenza dell’incidente, come spesso accade nei piccoli centri, per alcune voci che giravano.
Poi la telefonata del cugino che lo ha fatto preoccupare: “Davide qui lo conoscono tutti ed evidentemente qualcuno lo aveva notato. Ho provato a telefonargli ma lui non rispondeva. Ho chiamato i carabinieri e poi sono corso qui. Quando sono arrivato il corpo era a terra, coperto. Non me lo facevano vedere. Però c’era la sua bici: anche se è completamente distrutta, l’ho riconosciuta subito”.
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