Dopo 32 anni a Saxa Rubra, in Rai, Alessandra De Stefano si è portata via una sagoma di Muhammad Alì, una lettera di Gianni Mura, una foto di Pantani, una di Senna e una con Eddy Merckx. Ha lasciato dopo 18 mesi la direzione di RaiSport, una decisione improvvisa e clamorosa. Non la vive come una sconfitta. “Sono stata scelta per cambiare, quando mi sono accorta che dovevo cambiare io e questo mi causava sofferenza anche fisica, ho preferito deviare ed evitare il burrone”, ha raccontato in una lunga intervista a Repubblica. “Non aspiravo a essere una statistica”.
Perché De Stefano è stata la prima donna ad arrivare alla direzione di RaiSport. Dopo 18 mesi si è dimessa. È diventata corrispondente da Parigi. Alla Rai dal 1992, è stata redattrice, inviata, cronista, autrice e vicedirettore. È cresciuta nel ciclismo, è stata tra le prime bordocampiste, prima direttrice dopo il successo della trasmissione Il Circolo degli Anelli, che aveva raccontato le Olimpiadi Tokyo del 2021, in cui si era accompagnata a grandi campioni come Jury Chechi e Sara Simeoni, confezionata con freschezza ed esperienza. Il Circolo dei Mondiali dello scorso inverno invece era stato considerato un flop.
Si leggeva ai tempi della notizia delle dimissioni che alla decisione avessero contribuito anche gli ascolti in calo di 90° minuto e La Domenica Sportiva, le tensioni tra le redazioni di Milano e Roma, la richiesta di re-integro di Enrico Varriale, le sue reazioni alle critiche sui social. “In Rai se provi a fare una scelta diversa diventi subito un nemico. A me tentare piace – ha commentato la giornalista -, credo che ogni tanto non sia male percorrere un’altra strada. Può essere sbagliato o giusto, ma è un tentativo. Il problema è che ci sono colleghi che ancora ti dicono: ho fatto uno share. No, non hai fatto tu l’ascolto, ma l’evento cui hai partecipato. E se provi a cambiare un volto c’è chi si sente esiliato, tutti si avvertono fondamentali, la parola ricambio non esiste”.
E sui suoi post senza troppi filtri sui social: “Sono stata aggredita perché senza voce. Mi attacchi sulla salute? Mi insulti perché sto male? E io rispondo, mi difendo. Ero stanca e nervosa, ho fatto un tweet rabbioso che non ho cancellato. La verità? Avevo un blocco del diaframma causato dallo stress”. La giornalista ammette che nella decisione ha contato anche il caso di Enrico Varriale. “Da donna non me la sentivo. Preciso: c’è un processo in corso per stalking e lesioni personali, una presunzione di innocenza per le accuse e una signora finita in ospedale. Varriale è stato sospeso, ma non da stipendio e benefit. Lui voleva tornare a condurre e si è rivolto a un giudice del Lavoro, è una questione delicata. Io, per la mia posizione, avrei dovuto rispondere del danno erariale. Sarei diventata il direttore donna che lo rimetteva in video, in attesa della sentenza del tribunale. Non era solo una mia sensazione personale, c’era disagio anche in azienda e tra chi avrebbe dovuto lavorare con lui”.
De Stefano crede che “un direttore abbia il diritto di rinnovare, anche se oggi domina l’ossessione degli ascolti, c’è molta più concorrenza, è cambiata la fruizione della tv e la parola Rai non apre più le porte come una volta” e “la rotazione non significa esclusione”. Per l’ex direttrice con i giornalisti c’è “un problema di formazione, ho provato a fidelizzare i telecronisti su vari sport, ma gli accessi agli atleti sono difficili, e se non li conosci e non hai passato del tempo con loro in maniera informale, non potrai mai dire quella cosa in più. Un conto è acquisire informazioni, un altro è averle vissute. Mancano anche i maestri”.
