Decaro replica a Emiliano: “Mai stato a casa della sorella del boss”. La Commissione Antimafia annuncia approfondimento

Secca smentita di Decaro sul racconto di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che durante la manifestazione antimafia di Bari aveva contribuito ad alimentare le fiamme sul caso di infiltrazioni mafiose nel Comune di Bari che sta scuotendo la città dopoché il Viminale ha avviato la procedura che potrebbe portare allo scioglimento del consiglio comunale.

La versione di Emiliano

Emiliano aveva raccontato d’aver accompagnato Decaro (allora assessore al Traffico) dalla sorella del boss del quartiere, Antonio Capriati, per una questione riguardante minacce in seguito all’istituzione della Ztl nella città vecchia: “Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena. Andammo a casa della sorella di Capriati spiegandole il pericolo che i bambini potessero essere investiti dalle macchine. Le feci capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati. Decaro potè finire tranquillamente il suo lavoro di assessore al traffico creando la ZTL a Bari vecchia”. Poi la precisazione, anche per evidenziare la correttezza e lo spirito antimafia di Decaro: “Ricordo che dopo pochi mesi andammo a confiscare tutte le case dei Capriati in piazza San Pietro”. Ma le parole hanno destato scalpore tanto da essere state dichiarate “degne di un approfondimento della commissione antimafia” dal vicepresidente Mauro D’Attis.

La replica di Decaro

In giornata la smentita dell’attuale sindaco di Bari: “Per quanto attiene a quell’episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella. C’era un magistrato antimafia appena eletto sindaco, in un quartiere, come quello di Bari vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità. Quel giorno incontrammo dei ragazzi che iniziarono ad inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere. Incontrai la sorella di Capriati tempo dopo in strada, e litigammo perché non si rassegnava all’istallazione delle telecamere sui varchi d’accesso della ZTL” .

Le critiche

Già ieri le reazioni del racconto di Emiliano invocavano chiarimenti. Il capogruppo di ForzaItalia al Senato, Maurizio Gasparri, ha postato ieri su X l’intervento del governatore della Puglia a Bari, scrivendo: “Parole sconcertanti di Emiliano. Se i boss minacciano si va in Procura non a casa loro”.

A commentare, anche il senatore di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre: “È impossibile non porsi alcune domande. Perché Decaro non andò in procura a denunciare quanto accaduto, piuttosto che rivolgersi ad Emiliano per ricevere protezione? e con che autorità, o in virtù di cosa, Emiliano aveva il potere di raccomandare qualcuno alla malavita?”.

E ancora il vicesegretario federale Andrea Crippa della Lega: “Il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del comune di Bari. Dopo l’autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l’attività sul territorio”.