Disinformazione, il confronto sugli agenti di influenza con Lombardo, Calenda, Ceccanti e Terzi. Il Riformista coordina il panel media

Tre ore di confronto nella sala Capitolare del Senato, ieri a Roma. Ma a capitolare non ci pensano nemmeno i parlamentari, gli attivisti, i costituzonalisti e i giornalisti che hanno preso parte a un serrato confronto sulle ingerenze straniere di cui tutti subiamo l’affondo. Per iniziativa del senatore Marco Lombardo, di Azione, si sono riuniti alcuni dei più attenti protagonisti della legislatura. Carlo Calenda, Giulio Terzi di Santagata, Stefano Ceccanti e appunto Marco Lombardo hanno messo la loro agenda in comune: serve un intervento legislativo che ponga fine alla campagna di inquinamento democratico – mediatico prima, politico poi – che confonde gli elettori e distrae l’opinione pubblica attraverso una precisa strategia manipolatoria. «Occorre uno scudo democratico. Una legge che consenta di monitorare, sanzionare, bloccare i ripetuti attacchi alla trasparenza della democrazia italiana», ha detto il senatore Lombardo introducendo i lavori.

Il problema della disinformazione

La disinformazione è stata identificata come la principale minaccia globale nel Global Risk Report 2025 del World Economic Forum. La Russia e la Cina seguono da decenni un manuale consolidato per la disinformazione, affermano storici ed ex agenti dell’intelligence, riciclando tattiche e narrazioni per influenzare l’opinione pubblica e destabilizzare le democrazie. Era (e rimane) una strategia di lungo periodo, progettata per agire nell’arco di decenni—e i suoi effetti sono ormai evidenti. Negli ultimi anni, le sue conseguenze sono apparse con chiarezza nelle elezioni di diversi paesi, confermando l’impatto della disinformazione sulla politica globale.

«Non abbiamo contezza di quali pressioni esercita la Russia. Non c’è una quantificazione di quali e quanti tentativi di ingerenza stiano facendo o abbiano fatto i russi, vi sembra normale?», chiede Carlo Calenda. Che sulla proposta di legge a prima firma Lombardo “chiama” la maggioranza: «Mi aspetto che il centrodestra faccia un passo avanti». Ma poi punta alla Lega: «Ho chiesto se hanno chiuso con Russia Unita. A voi hanno risposto? A me no». In prima fila, ad applaudirlo, Ettore Rosato e Elena Bonetti, vicesegretario e presidente di Azione.

La manipolazione dell’informazione

Di recente, il concetto di disinformazione è evoluto. Non si tratta più soltanto delle cosiddette fake news, ma di un fenomeno sempre più sofisticato. La manipolazione dell’informazione tramite fake news, deepfake e tecnologie di intelligenza artificiale rappresenta una minaccia estremamente sofisticata e pervasiva, capace di generare confusione, polarizzazione e divisioni profonde all’interno delle nostre società democratiche. Questa trasformazione della minaccia non solo rende più difficile la sua identificazione tempestiva, ma impone anche nuove sfide alle istituzioni democratiche, che devono affrontare queste dinamiche con strategie innovative e strumenti tecnologici adeguati. E con la verifica puntuale di chi e come agisca, dall’estero, in funzione ostile, attaccando la democrazia e le istituzioni in chiave deliberatamente distruttiva.

Una difesa per la democrazia

Luigi Marattin, Partito Liberaldemocratico, ha analizzato il tema delle ingerenze sotto cinque profili, concludendo che è decisamente liberale – di chi coniuga la libertà con la responsabilità – l’idea di rendere tracciabile ogni attacco e creare, di conseguenza, una difesa adeguata per la democrazia. Il bipolarismo, chiosa Marattin, almeno in quest’ottica esiste davvero: «sia nel centrodestra sia nel centrosinistra c’è chi gioca la partite dalla parte dell’avversario». Il panel conclusivo, moderato da Aldo Torchiaro del Riformista, è stato animato da una riflessione condivisa da Marco Fattorini, autore Mediaset, Piercamillo Falasca, direttore de L’Economista e Antonio Talia, di Radio 24. «Si continua a morire al centro dell’Europa, dove i russi uccidono cittadini ucraini, europei. 800.000 vittime tra militari e civili. Anche stanotte, a tappeto, su Kyiv. E più bombardano, più distraggono dal punto vero. Martellando sull’opinione pubblica europea: “Gaza”. “Gaza”. “Gaza”. In un perverso gioco di specchi, una odiosa contabilità di morte, fanno fronte comune tra disinformation ops, inganni della rete e vecchi retaggi», hanno concluso nel panel dedicato alla continua penetrazione di agenti di influenza russi nei nostri media. «Sulle dinamiche, talvolta oscure, che portano a invitare sempre gli stessi ospiti fissi nei talk show – quelli bizarramente ricorrenti su La7, semanticamente allineati ai comunicati del Cremlino, richiamati dagli interventi – possono e debbono essere oggetto di una rinnovata attenzione».