Stati Generali della Democrazia
A Roma il Festival dei diplomatici Ue, Francia e Germania: “Uniti sulla Difesa, rispondere alle ingerenze di Putin”

Da tutta Europa, a Roma. Le scorte degli ambasciatori accendono e spengono i lampeggianti sulle auto dalla targa unica: Corpo Diplomatico. La folla gremisce piazza San Pietro, loro scivolano nel traffico della capitale. Dove sono diretti? Stavolta non c’entra il Vaticano, né ci sono grandi eventi internazionali in agenda. È di scena l’appuntamento con gli Stati Generali della Democrazia. Di particolare interesse le osservazioni di Martin Briens, ambasciatore francese, e Hans Dieter Lucas, ambasciatore tedesco. L’incontro romano della diplomazia europea, mentre Putin riunisce i suoi alleati a Mosca, fa quasi da contraltare occidentale ai minacciosi proclami militari del Cremlino.
«La disinformazione ha effetto corrosivo sulle nostre democrazie liberali», dichiara aprendo i lavori l’ambasciatore francese in Italia, Martin Briens. In Europa «non abbiamo il controllo del nostro spazio digitale», che rappresenta uno spazio fondamentale nel dibattito pubblico, ha detto l’ambasciatore che poi ha chiesto se l’Ue sia «davvero intenzionati a delegare» questo spazio ad altri. La Romania, ma anche la Francia, «sono oggetto di campagne di disinformazione», ha affermato Briens, ricordando che la Francia ha recentemente denunciato una «campagna di disinformazione nelle elezioni parlamentari del 2024». E ha poi aggiunto: «Per molto tempo abbiamo pensato che il nostro modello fosse irresistibile, che la democrazia si stesse diffondendo, invece la nostra democrazia viene criticata sempre più spesso», ha affermato Briens, che ha avvertito: «Ovunque nella nostra europea i nostri valori» sono in pericolo, perché i nostri valori fondamentali «vengono messi in discussione nella convinzione che approcci autoritari sarebbe più efficaci».
L’ambasciatore di Parigi ha concluso ribadendo che il futuro delle democrazie dipenderà dall’accesso libero all’informazione. Mentre il neo cancelliere Merz salutava Macron a Parigi, gli ambasciatori tedesco e francese a Roma si trovavano perfettamente d’accordo: «La guerra della Russia è una minaccia per Europa, per la sicurezza e la democrazia», ha infatti ripreso e rilanciato, nel suo intervento, l’ambasciatore tedesco in Italia, Hans-Dieter Lucas. «Dobbiamo continuare a sostenere militarmente, finanziariamente e politicamente l’Ucraina» ha detto l’ambasciatore, specificando che la Germania continuerà a farlo. «L’Europa deve potenziare le proprie capacità di difesa per garantire una pace duratura attraverso una deterrenza credibile», passaggio sottolineato più volte: «Servono grandi sforzi finanziari da parte di tutti gli europei per costruire nei prossimi anni». E «con la riforma del freno al debito, il nuovo governo federale e il Bundestag hanno dimostrato che la Germania è disposta a una svolta epocale nella politica finanziaria» della sua capacità di difesa, ha concluso Lucas.
Lo sguardo dei diplomatici europei è rivolto a Parigi, al bilaterale Francia-Germania. Sul quale accende una polemica il senatore Enrico Borghi, di Italia Viva, membro del Copasir: «Meloni può anche continuare a gongolare per gli applausi ma il vertice di ieri tra Merz e Macron certifica una volta di più la sua irrilevanza nei processi decisionali europei. E questo proprio mentre l’industria bellica europea si prepara a una fase nuova, a un’accelerazione che seguirà le scelte della NATO nelle prossime settimane».
La senatrice Licia Ronzulli, intervistata ieri a La7, è entrata nel merito della necessità di aumentare rapidamente il budget per la Difesa: «In un momento così difficile, abbiamo la necessità di proteggerci, non di riarmarci, come sostiene chi vuole manipolare e strumentalizzare il tema dicendo che siamo ‘guerrafondai’ e che vogliamo alimentare l’industria delle armi. Noi abbiamo bisogno di proteggerci perché se la Russia arriverà a Kiev, cosa farà la Polonia? Starà a guardare l’occupazione di Kiev? E se la Russia si avvicina alla Lettonia, cosa farà la Nato? Io vorrei non appaltare la difesa e la sicurezza ad altri Paesi. Il nostro Paese ha bisogno di rendersi sicuro, perché soltanto così possiamo essere autonomi».
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