Un po’ come a Cinecittà, sul set di Roma Antica. La rappresentazione è fedele: l’imperatore torna carico di vittorie, e la cittadinanza gli riconosce il trionfo con una parata che attraversa il Foro romano. C’è solo un piccolo dettaglio che separa la finzione dalla realtà: l’eroica Flotilla non è mai riuscita ad avvicinarsi a Gaza. E quanto alla missione umanitaria, le notizie sono vaghe. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva auspicato una sosta a Cipro per consegnare le scorte alimentari al Patriarcato latino. Ma i flotilleros hanno risposto picche, anche un po’ risentiti. Risultato: la missione umanitaria è uscita di scena. Nessun “bottino di pace”, quindi. I “coreografi” si sono concentrati sui “circenses”.
La regia, alla fine, è stata affidata a Maurizio Landini: il segretario della Cgil doveva assolutamente recuperare il terreno perduto e riappropriarsi di una delle cause simboliche della casa madre, la Palestina. Nel giorno in cui lo sciopero ha bloccato l’Italia – cento cortei, più di un milione di partecipanti, dicono da Corso Italia – i “consoli” (Elly Schlein, Stefano Patuanelli e Angelo Bonelli) erano in attesa a Fiumicino, pronti ad accogliere i quattro parlamentari in barca a vela: Arturo Scotto e Annalisa Corrado (Pd), Marco Croatti (M5S) e Benedetta Scuderi (Verdi). La cornice è quella dei grandi eventi, il ritorno in Patria dei “valorosi”. Arriva ad omaggiarli anche il primo cittadino della Capitale, Roberto Gualtieri. Abbracci e tanta commozione, titolano le agenzie.
I 470 attivisti coinvolti nella missione, compresi i “magnifici quattro”, erano stati trattenuti nel carcere di Ketziot e poi rimpatriati. Il team giuridico che segue la Flotilla ieri ha informato che alcuni potrebbero continuare la protesta, “hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza”. D’altra parte, la traversata rischiava di finire senza onore e senza gloria. Serviva assolutamente un colpo di regia. Il solito, la mobilitazione, le piazze, le kefiah, la cantante Elisa che piange rivolgendo un accorato appello a Giorgia Meloni, il Tg3 che aderisce allo sciopero. Insomma, un frullatore. Con dentro un po’ di tutto: il buonismo tradizionale della sinistra (“siamo dalla parte giusta della storia”), il propellente dei giovani, l’interesse elettorale – per ora infruttuoso – del campo largo, la macchina organizzativa del sindacato rosso e qualche frangia di attivismo più acceso, sempre pronto a fabbricare disordini. La miscela giusta per il cocktail “Flotilla”, quello che Pier Luigi Bersani definisce “risveglio civile”. Il resto è cronaca da mattinale: autostrade chiuse in molti caselli, binari occupati un po’ ovunque, disordini a Torino, Salerno, Bologna, Padova.
Oggi, almeno a Roma, si replica con la sfilata da Porta San Paolo a piazza San Giovanni, con attenzione molto alta da parte delle forze di polizia che temono incidenti. Il leader del M5S, ieri in Calabria per terminare la campagna elettorale di Pasquale Tridico, sarà tra i manifestanti. Prevista anche una delegazione ai massimi livelli del Pd: il tema è “caldo”, non si possono lasciare soli i pentastellati neanche per una manifestazione. Già, perché lo sciopero per Gaza coincide con il voto della Calabria (domenica e lunedì), la sfida tra il presidente uscente e ricandidato dal centrodestra, Roberto Occhiuto, e l’ex presidente dell’Inps, il 5 Stelle Pasquale Tridico. Il padre del reddito di cittadinanza ha deciso di ignorare la mala sorte: “Con me presidente, la Calabria riconoscerà la Palestina”.
E dire che a Matteo Ricci nelle Marche proprio domenica scorsa l’improvviso accoppiamento non ha portato proprio bene. L’eurodeputato si era persino inventato il “treno” per Gaza con soste a San Benedetto del Tronto e a Senigallia; alla fine però gli elettori non hanno abboccato. Ora ci riprova l’economista preferito in via di Campo Marzio, vedremo lunedì se con più fortuna. Intanto da Roma arriva l’apostrofo rosa di Elly Schlein: “Giù le mani dal diritto di sciopero, l’Italia è migliore di chi oggi la governa”. La corona di alloro che mancava.
