Drogati per lavorare nei campi, a Latina uomini usati come cavalli

Uomini come cavalli, e non che ai cavalli si possa fare di tutto, solo per costruire l’immaginario, magari trasformarlo in un film. Quel film è l’uomo chiamato cavallo: John Morgan si diletta in pieno west a una aristocratica battuta di caccia, i Mano Gialla, tribù della grande famiglia Sioux lo catturano e il capo fa dono della preda alla propria madre che lo trasforma in una bestia da soma.

Fosse vero quello che si dice accaduto a Sabaudia, un terzetto di professionisti si sarebbe dedicato alla nemesi, una sorta di contrappasso, dall’immaginazione alla realtà: 222 indiani drogati per non arrendersi alla fatica del lavoro nei campi. E anche se gli indiani non sono dei Mano Gialla e sono quelli veri dell’India, la vendetta sarebbe compiuta. Sembra che un avvocato dirigesse, un medico di base prescrivesse oppiacei, e un farmacista evadesse le ricette. Appunto, roba da cinema: in bilico fra l’uomo chiamato cavallo e febbre da cavallo. Invece, pure se Cinecittà non sia lontanissima dai campi verso Latina, potrebbe essersi realizzata una tragedia, ignobile, l’ennesima che la quotidianità offre sul tema – questi ci rubano il lavoro – che qui si andrebbe oltre, lo si sarebbe rubato pure alle bestie, che, nel caso, difficilmente se ne lamenterebbero. Diventa persino stucchevole farci ironia.

I lavoratori si stancano, pure quelli disperatissimi che arrivano dall’India, non gli si possono dar da masticare le foglie di coca, costerebbero care e si entrerebbe in un penale punito maggiormente. E allora si sarebbe fatto tutto in “regola”, per evitare la stanchezza, che è un po’ un inconveniente che blocca il lavoro, come le misure di sicurezza negli orditoi tessili e nelle cabine da funivia, si sarebbero mandati gli sfruttati dal dottore che ai 222 disperati, anziché prescrivere un indefettibile riposo, avrebbe rilasciato più di mille ricette munendole di un falso codice di esenzione per farli risparmiare. Così gli operai erano sempre freschi sui campi di lavoro, a spese pure dell’erario, e la farmacia, con i suoi prodotti allucinogeni, diventava il vero punto di ristoro. Un sistema della felicità, come la possibilità di mangiare a dismisura, senza ingrassare. La mano tesa di una certa imprenditoria, di un certa Italia, di questa Europa clemente che agli scampati dal mare offre le medicine. Un mondo di giusti che continua a vivere nel selvaggio west e agli indiani distribuisce ancora acqua di fuoco e perline colorate, senza che ciò avvenga nella cornice di un film.