Sergio Lepri è morto a 102 anni, storico direttore dell’Ansa dal 1961 al 1990. Lepri è stato riconosciuto come l’uomo che ha fatto crescere l’agenzia di stampa fino all’eccellenza, tra le più importanti a livello mondiale, e a lanciare le innovazioni con il primo archivio digitale di notizie in Italia e in Europa negli anni ’70. Autore di numerosi libri, molti di impronta didattica, sempre volto alla formazione di nuove leve e firme, ha sempre sostenuto che “giornalisti si diventa” a patto di avere “curiosità di conoscere e capacità di analisi critica”.
Era nato a Firenze il 24 settembre 1919. Dopo l’ingresso nella Resistenza aveva aderito al Partito d’Azione e al Partito Liberale. Si laureò il 10 giugno 1940: giorno della dichiarazione di guerra. Lepri aveva cominciato dirigendo a Firenze tra il 1943 e il 1944, il giornale clandestino del Partito Liberale. “Fare un giornale e distribuirlo a quei tempi significava rischiare la vita”, aveva raccontato in occasione dei suoi 100 anni. Quindi La Nazione del popolo, poi redattore capo del fiorentino Giornale del mattino a Firenze, la nomina a portavoce del democristiano Amintore Fanfani come Presidente del Consiglio.
Per il Giornale del Mattino fu inviato speciale negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica e corrispondente da Parigi. Dal 1961 al 1990 è stato direttore responsabile dell’Ansa. Sul sito dell’agenzia si può leggere il ricordo della testata, del direttore Luigi Contu, di una personalità granitica e integra, che chiedeva per prima cosa la difesa del pluralismo e dell’obiettività. “Il privilegio di un serio giornalismo è quello di non schierarsi. Io sono arrivato al giornalismo alla fine della guerra. Giovani come me decisero di fare il giornalista perché era uno strumento per arricchire il patrimonio informativo di tutti. Strumento di conoscenza, di democrazia e libertà, come servizio”, diceva. Dal 1988 al 2004 aveva insegnato “Linguaggio dell’Informazione” alla Scuola Superiore di giornalismo della Libera Università di studi sociali Guido Carli Luiss.
Era sempre stato convinto che i nuovi strumenti, la tecnologia, rappresentassero un grande modo per migliorare l’informazione. Sulla sua intuizione di voler creare un archivio digitale di notizie: “Erano gli anni Settanta e quel milione di notizie si accumulavano come carta negli scaffali: ora tutto sta su un telefonino. Nel giro di qualche decennio è cambiato tutto. L’Ansa fu la prima agenzia ad avere un archivio elettronico”.
Ha così descritto al Corriere della Sera il giornalismo: “Una volta leggevamo come mucche, muovendo gli occhi da sinistra a destra; ora siamo come stambecchi, che saltano qua e là. L’aspetto straordinario della rete è l’immortalità. I nostri articoli di carta venivano gettati via dopo poche ore. Il mio sito resterà anche dopo la mia morte”.
Emblematico del suo carattere l’aneddoto di quando Nilde Iotti gli disse di voler esser definita “il presidente” e non “la presidente”, così come Susanna Agnelli che voleva essere “il senatore” e non “la senatrice”. Lepri rispose che “il senatore Agnelli” era suo nonno. Aveva sposato la moglie Laura e avuto tre figli: Maria, Stefano e Paolo. Stefano Lepri è firma storica del quotidiano La Stampa.
Il cordoglio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Con Sergio Lepri scompare un prestigioso direttore, maestro di professionalità e deontologia per generazioni di giornalisti, e un testimone attento e partecipe di lunghe e decisive fasi della storia italiana”.
