Elezioni Gran Bretagna, il regalo di Corbyn a Boris Johnson

Nel frattempo, il Labour si lecca le ferite, sconfitto per la quarta volta in pochi anni. Una sconfitta storica: la peggiore dagli anni ’40 del ’900. Come spiega Andrew Adonis, politico e giornalista, già ministro nei governi di Blair e Brown, "il voto laburista è sceso sia tra i leavers che tra i remainers. In entrambi i casi, secondo i sondaggi, la prima causa è stato lo stesso Corbyn; in secondo luogo, il ridicolo manifesto di Labour, un elenco impossibile di tutto ciò che ognuno ha sempre desiderato; e solo come terza causa, la Brexit". Secondo Ipsos Mori, Corbyn ha goduto del più basso indice di gradimento medio di qualsiasi leader dell'opposizione dalla fine degli anni '70. Alla lunga la mancanza di scuse e di chiarezza sull’antisemitismo gli hanno messo contro sia la comunità ebraica che una buona parte del suo elettorato storico. A proposito di Corbyn, Toby Perkins, il parlamentare laburista di Chesterfield, ha parlato di “monumentale impopolarità”. Il leader del Labour aveva investito su un Manifesto abnorme per quantità di promesse (o minacce, dipende dai punti di vista…). Tasse sulle imprese e sui redditi alti, nazionalizzazioni per la gran parte dei servizi pubblici e per alcuni settori cruciali dell’economia britannica, una serie smisurata di provvedimenti di assistenza: dai servizi gratuiti per gli anziani alle tariffe ferroviarie ridotte, dalla banda larga gratuita all’abolizione delle tasse universitarie per gli studenti. Un programma sterminato e impossibile che sapeva tanto di socialismo in un solo paese. JonLansman, leader di Momentum, ha dichiarato: “Il manifesto era troppo dettagliato e troppo lungo. È stato un programma per 10 anni, non per il governo”. LEGGI ANCHE - Brexit, come viaggiare nel Regno Unito dopo l’uscita dall’UE Inoltre, la posizione sulla Brexit è stata assai ondivaga. Una tattica suicida che ha scontentato sia i leavers che i remainers. Probabilmente, questa vaghezza ha influito anche sulla fuga dell’elettorato tradizionale. Il Labour aveva dato per scontato il sostegno della classe operaia. Non è bastato promettere tasse sui miliardari per finanziare quegli investimenti nei servizi pubblici che avrebbero aiutato la popolazione meno abbiente. Gli elettori nelle vecchie città del carbone, dell'acciaio e della manifattura - il cosiddetto red wall, costituito da seggi come Bolsover, Rother Valley, Blyth Valley, Darlington e Redcar – sono passati ai Tories. È il segno di un malessere che il Labour attualmente non riesce a interpretare. Yvette Cooper, già presidente della Commissione per gli affari interni dei Comuni nell'ultimo parlamento, rincara la dose: “C’è un divario crescente davvero serio tra città e villaggi in questo paese. E il Labour sta diventando sempre più un partito delle grandi città. Non siamo più visti come un partito che difende i piccoli paesi e le campagne, anche se sono state le aree più colpite dall'austerità e dal cambiamento dei modelli economici”. Il Labour ha parecchio da riflettere prima di riprendere il cammino. Di sicuro sa che il “sovranismo rosso” non è una linea vincente in Gran Bretagna. E che Jeremy Corbyn non sarà più la sua guida.