Più che acqua alta, attorno al futuro politico della Regione Veneto c’è mare mosso. Innanzitutto c’è il governatore uscente, Luca Zaia, forte di un consenso personale che gli ha permesso di forzare fino all’ultimo sull’ipotesi del terzo mandato. La questione pare ormai fuori discussione, ma lui è pronto a giocare una carta ancora più dirompente. Una lista che porti il suo nome: insomma Zaia, ma senza Zaia. Del resto, quello che ha costruito in 10 anni di amministrazione regionale è ormai un brand personale fortissimo: la sua lista sarebbe quotata tra il 40% e il 46%. Numeri da primo partito, che costringerebbero tutti gli altri della coalizione di centrodestra a mettersi disciplinatamente in coda.
L’alternativa Flavio Tosi
Il problema è che, invece, l’iniziativa paventata dal “Doge” ha suscitato una mezza rivolta. Fratelli d’Italia ha fatto sapere che di accodarsi alla lista del presidente uscente non ci pensa nemmeno; la Lega teme di essere oscurata. Entrambi rivendicano il diritto di esprimere il candidato governatore della coalizione. Una faccenda tutta a sé è invece quella che riguarda Forza Italia. Giocando in anticipo su tutti, addirittura il segretario nazionale Antonio Tajani già mesi fa dichiarò che il loro candidato c’è e si chiama Flavio Tosi. L’ex sindaco di Verona, in termini di popolarità e “personal branding”, è oggettivamente un perfetto concorrente di Zaia. Da poco espulso dalla Lega, in aperto conflitto con Salvini, alle regionali del 2015, si presentò con una sua lista e fece eleggere ben cinque consiglieri regionali. Il suo potenziale ha trovato poi conferma nelle amministrative di due anni fa nella sua città, Verona: anche lì ha corso da solo, creando una spaccatura nell’elettorato di centrodestra, della quale ha approfittato il centrosinistra, che è così riuscito a far eleggere sindaco Damiano Tommasi.
L’attacco
Bocciato da Lega e Fratelli d’Italia, proprio come l’ipotesi di lista Zaia, negli ultimi giorni Tosi è partito all’attacco con una serie di critiche feroci al governo regionale, soprattutto per quanto riguarda la gestione della sanità. Il tema è delicatissimo e strategico, perché si tratta di un settore che la Regione Veneto da sempre esibisce come fiore all’occhiello e che lo stesso Tosi gestì come assessore regionale ai gloriosi tempi della presidenza Galan. In risposta, gli alleati di centrodestra hanno usato le recenti parole con cui Pier Silvio Berlusconi ha “bocciato” lo ius scholae, tema sul quale Tosi si era a suo tempo detto favorevole. Un conflitto apertissimo – con in campo due nomi forti, incompatibili tra loro – al quale per ora Lega e Fratelli d’Italia non riescono a rispondere con una candidatura politica alternativa, adeguata e soprattutto condivisibile.
L’alternativa di centrosinistra
Difficile pensare che tutto questo guazzabuglio possa aprire la strada a un’alternativa di centrosinistra, considerando che – comunque venga impiegato – il “Brand Zaia” da solo assicura la vittoria, ma altrettanto certamente il momento è propizio per provarci. E infatti l’opposizione si è ben attrezzata, esprimendo già un suo candidato condiviso, Giovanni Manildo, già sindaco di Treviso, forte di un profilo moderato e trasversale. A suo sostegno si è creato un campo non largo, ma larghissimo, imperniato sul Pd, ma che va dal Movimento 5 Stelle ad Avs fino a +Europa e Volt. Comprendendo anche una piccola novità: un listone civico formato da realtà politiche locali, molto giovani, come quel “Traguardi” che ancora a Verona ha contribuito al cambio di colore nell’amministrazione. Un gran fermento, disorientante per chi – come Azione e Italia Viva – ha apprezzato nei fatti Zaia, ma ora di fronte ai conflitti interni del centrodestra e all’assenza di convergenze potrebbe guardare con interesse al riformista Manildo, trovando però un ostacolo in quel campo larghissimo dal quale sono già stati posti veti: i partiti di Calenda e Renzi, se vogliono entrare, devono rinunciare ai loro simboli. Un passaggio critico, anche perché è stato già annunciato che Manildo non avrà una “lista del presidente”.
