«Molta gente sul web sta sostenendo che l’Iran ha il diritto di difendersi. Ma con che diritto avete distorto la storia per far diventare la Repubblica islamica la vittima? Quando negli ultimi due anni abbiamo urlato che ci stavano linciando, dove eravate? Quando gridavamo che uccidono le donne iraniane perché non mettono l’hijab, dov’eravate? Quando spiegavamo che questa è una forza di occupazione terroristica, dov’eravate? Ma ora improvvisamente tutti sono laureati alla scuola di legge di Instagram per dire che questa (l’offensiva israeliana all’Iran, ndr) è una violazione del diritto internazionale e che l’Iran ha diritto di difendersi». A pronunciare queste parole di condanna è Elica Le Bon, attivista iraniana nata nel Regno Unito, che nei suoi seguitissimi post sui social (321mila follower su Instagram, 113mila su TikTok e 152mila su X) da tempo parla del regime oppressivo dell’Iran. E racconta come anche la sua famiglia ne sia stata colpita – la madre, apolitica, fu imprigionata come «dissidente», mentre uno zio fu impiccato per la stessa accusa – criticando il jihadismo del regime e dei suoi proxy, primi fra tutti Hezbollah e Hamas. E lo fa prendendo apertamente le difese di Israele come Stato democratico, colpito sia nel sud il 7 ottobre sia nel nord dall’8 ottobre da organizzazioni jihadiste, il cui obiettivo è eliminarlo dalla faccia della Terra.
Oggi, con l’esplosione della guerra tra Israele e Iran, critica apertamente il silenzio dei «benpensanti» che per anni hanno ignorato la sofferenza del popolo iraniano, salvo poi sostenere ora un diritto alla difesa di un regime, quello islamico, che non rappresenta il volere della popolazione, oppressa da anni. «Se ci aveste ascoltato negli ultimi due anni, molto meno che negli ultimi 45 anni, sapreste che gli iraniani non vogliono la guerra con Israele, ma la pace – continua – E gli iraniani lo stanno dicendo continuamente. Siete voi che volete la guerra con Israele, e per il vostro odio verso Israele e gli ebrei, state mettendo noi in una guerra che non vogliamo. Non abbiamo forse sofferto abbastanza negli ultimi 45 anni per essere usati oggi come pedine per le vostre fantasie di guerra contro Israele? Lasciateci in pace, noi non vogliamo tutto questo».
Quella di Elica è una delle voci «dal di dentro», apertamente contro la narrativa mainstream sul conflitto mediorientale, che imperversa indiscussa sui media e sui social. Come altri di cui abbiamo parlato in queste pagine nelle scorse settimane – i gazawi Ahmed Fouad Al Khatib e Hamza Howidy – Elica si espone in prima persona, affrontando diffamazione e critiche innescate dal regime islamico in Iran. Prima è stata accusata di essere una spia del Mossad e della CIA, e quando questi rumors si sono spenti, si è cominciato a dire che era «segretamente israeliana, segretamente ebrea, segretamente sposata con un israeliano, che era la figlia segreta di Simon Le Bon, un “sionista furioso”». O ancora, che mentiva sul fatto di essere iraniana. O di avere parenti legati a varie agenzie di Intelligence, al Mossad. «Tutto questo per erodere la mia reputazione di persona che dice la verità e di seminare dubbi sul mio lavoro, un lavoro che scredita pesantemente il regime», afferma.
Non solo: Elica, dopo il 7 ottobre, ha definito Hamas un movimento terrorista, e per questo molti amici le hanno voltato le spalle. Ma lei non demorde e sembra più motivata che mai nei suoi post e nei suoi interventi. «Come si fa a credere che tiranni che opprimono, torturano e uccidono arabi e musulmani nei loro Paesi, possano attaccare Israele per difendere i palestinesi? La ragione è l’antisemitismo, la più antica forma di bigotteria, che crea consenso fra la gente. Quindi se voi, antioccidentali, antimilitaristi, antisionisti, sostenete questi regimi, li state aiutando a opprimere il popolo iraniano e del Medio Oriente, e a rafforzare l’antisemitismo».
