Il fango che diventa creta, poi calce viva, è una buona metafora di come la politica si sia andata a impantanare sulla ricostruzione in Romagna. La conta dei danni dell’alluvione è ancora nel pieno, i Comuni scoprono, ogni giorno che passa, di trovarsi con campi incoltivabili, aziende cancellate, capannoni scomparsi. Un patrimonio dissolto nell’acqua. E tra tanto fango, mancava quello delle polemiche.
Se ne fa carico il Ministro della Protezione civile (e del mare), Nello Musumeci. Mentre la conta dei danni del maltempo in Emilia-Romagna è in pieno svolgimento, le tensioni politiche continuano a salire. Gli animi sono a fior di pelle. E basta sentire i sindaci del territorio, gli imprenditori, le cooperative: lo smarrimento iniziale si va tramutando in rabbia. La mancata nomina del Commissario straordinario alla ricostruzione, dicono in Romagna, non può slittare ancora per più di una settimana. Il rischio è che la macchina organizzativa si paralizzi.
Il sindaco di Ravenna e presidente dell’Upi, Michele de Pascale, lo ha ribadito in diverse occasioni: ci sono strade provinciali da spostare perché travolte dalla furia delle piogge, ma senza poteri speciali che evitino la burocrazia ci vorrebbero anni prima di superare i 10 gradi di burocrazia necessaria. Il Governo prende tempo.
Rimanda la decisione protraendo quel braccio di ferro che punta a scongiurare che la scelta cada sul presidente della Regione, Stefano Bonaccini. I rumors sussurrano che alla base vi sarebbero le malcelate divergenze nella maggioranza tra la premier, Giorgia Meloni, e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il leader della Lega, Matteo Salvini: la prima vorrebbe nominare una personalità più vicina alle esigenze di FdI, l’altro qualcuno del Carroccio. I retroscena si scontrano con le note ufficiali, come quella del Mit che ha smentito “scintille” durante l’incontro di mercoledì scorso a Palazzo Chigi con sindaci e presidenti delle Regioni colpite dall’alluvione.
La verità, come sempre, è forse nel mezzo ma intanto anche dal tavolo con gli enti locali l’esecutivo è uscito con un coordinatore, il ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci, che sarà il punto di riferimento per comuni, province e appunto le Regioni. Sull’ex governatore della Sicilia, però, si abbattono le ire delle opposizioni per le parole usate in una intervista a ‘Repubblica’. Il tema è sempre il no a Bonaccini: “Il presidente di una Regione deve fare il presidente della Regione. Per fare il commissario straordinario di una ricostruzione, che può durare anche fino a 9-10 anni e gestire denaro pubblico, serve un manager, una persona che possa dedicarsi esclusivamente a questo, notte e giorno”, dice Musumeci.
Apriti cielo. Gli chiede una smentita lo stesso Bonaccini. “Penso e voglio credere che sia stato male interpretato e che si riferisse in generale alle ricostruzioni che possono essere lunghe. Perché in questo caso noi abbiamo bisogno di fare molto presto invece”. Insorge il Nazareno, e non solo. “La ricostruzione deve partire subito, mentre si affronta l’emergenza. Musumeci chiarisca le sue dichiarazioni, che hanno creato allarme sul territorio”, twitta il deputato emiliano-romagnolo del Pd, Andrea De Maria, che chiede al governo di “non perdere tempo”, assicurando “davvero le risorse necessarie”.
Gli fa eco il responsabile economia dei dem, Antonio Misiani: “Per affrontare il dramma della Romagna serve la massima collaborazione tra le istituzioni. Gli atteggiamenti sprezzanti, proprio no – ammonisce il senatore del Pd -. Mi auguro che il ministro Musumeci smentisca le affermazioni, davvero infelici e inopportune”. Dalla maggioranza è il capogruppo di FdI, Tommaso Foti, a replicare: “Il ministro Musumeci ha tutte le competenze del caso per svolgere il ruolo di coordinatore perché è anche il ministro della Protezione civile. Poi – aggiunge -, non è vero che non esiste un commissario all’assetto idrogeologico: esiste e da otto anni è il governatore Bonaccini. Manca quello per la ricostruzione”.
Ma Fratelli d’Italia crede che “la nomina a commissario per la ricostruzione non sia ora la priorità e debba avvenire un minuto dopo che l’emergenza sia superata. Ma anche un minuto dopo che ci sono i fondi per la ricostruzione, perché non è che avviene moltiplicando i pani e i pesci”. In Sicilia, quando sentono parlare di poteri commissariali per Musumeci, alzano un muro. “Far gestire a lui l’emergenza? A lui che durante il Covid non ha aperto un reparto che fosse uno, in tutta la Sicilia?”, si altera un parlamentare siciliano.
E la protesta sembra pronta a levarsi. “Che abbia attaccato Mattarella è da piccolo retore di provincia con il pizzetto… un personaggio dal Bell’Antonio di Vitaliano Brancati”, si sfoga un ex assessore della Regione vicino a Mattarella. Dalle premesse sembra che il fango, su questo dossier, sia ancora pronto a scendere.
