Etiopia nel gruppo Brics, le ragioni: “La Cina ha investito sui nostri studenti ma l’Europa può avere ancora ruolo importante”

L’allargamento del gruppo Brics ha pesantemente coinvolto anche il continente africano arruolando Egitto ed Etiopia. Si tratta di due stati fondamentali per la nuova via della seta fortemente voluta da Pechino e che permettono a questo gruppo di avere il controllo della più importante via di comunicazione dal Mediterraneo all’oceano indiano. La Cina, vero leader del gruppo Brics, stando ai dati del 2021 ha superato i 250 miliardi di interscambio con il continente africano e l’Etiopia è sempre stato un paese particolarmente attenzionato da Pechino. Basta girarel’aeroporto di Addis Abeba per vedere ovunque businessmen cinesi che scorrazzano in questo enorme infrastruttura costruite proprio da aziende del Dragone.

Ma la cosa che colpisce di più della capitale etiope è il fatto che la sede dell’Unione Africana sia un dono della Repubblica popolare cinese. Ismail Tesfaye è un noto economista etiope e non è sorpreso di come il suo governo abbia deciso di aderire al gruppo Brics. “Le cosiddette potenze emergenti stanno investendo moltissimo nel nostro paese e lo fanno partendo dagli studenti. Ci sono moltissimi ragazzi etiopi che partono per le università cinesi e turche e così questi paesi formano la classe dirigente del futuro. L’Etiopia ha investito poco in cultura e formazione delle nuove generazioni e questi paesi ne hanno approfittato. Negli ultimi 50 anni abbiamo perso il nostro ruolo da leader africano, soppiantati da Sud Africa, Egitto, Nigeria ed anche Kenya, ora il nostro governo sta cercando di recuperare terreno”.

Resta da capire se la partita occidentale nel Corno d’Africa sia persa o ancora da giocare. “La scelta di aderire ai Brics credo sia soprattutto politica e meno economica, perché manca una regia che programmi la crescita economica dei paesi partecipanti che hanno esigenze diverse. Noi siamo entrati insieme all’Egitto con il quale negli ultimi tempi i rapporti sono stati molto conflittuali a causa della costruzione della grande diga sul Nilo (Gerd). Ma io credo che prima di tutto dobbiamo imparare a lavorare insieme noi africani che siamo troppo divisi. L’Occidente può avere ancora un ruolo importante in Etiopia, soprattutto l’Europa e anche l’Italia. L’Etiopia sta crescendo sia demograficamente che economicamente, ma ha bisogno di investitori che credono nel suo progetto politico ed economico”.