L’Etiopia, il secondo paese più popoloso d’Africa e sesto Pil del continente, la settimana scorsa ha presentato richiesta ufficiale per entrare a far parte del gruppo dei BRICS, composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Per bocca del suo ministro degli Esteri Addis Abeba, in una conferenza stampa, ha spiegato le motivazioni di questa richiesta, sottolineando l’importanza di aderire ad un gruppo così economicamente e strategicamente importante.

I Brics rappresentano ormai oltre il 40% della popolazione mondiale, il 26% dell’economia del pianeta ed il 16% del commercio globale ed in questi anni l’Etiopia ha fortemente sviluppato l’interscambio con questi stati, soprattutto Cina ed India divenuti pilastri delle importazioni per Addis Abeba. Soprattutto Pechino ha pesantemente investito nel paese diventando il primo contributore a livello infrastrutturale. L’aeroporto della capitale, la stazione ferroviarie e anche la Grande Diga della Rinascita, terreno di scontro fra Etiopia ed Egitto, portano infatti la firma cinese.

Significativo è che il palazzo dell’Unione Africana, che ha sede proprio ad Addis Abeba, sia un dono della Repubblica Popolare Cinese, imbarazzante se l’Unione Europea a Bruxelles o Strasburgo si riunisse in un edificio donato da Pechino. “L’Etiopia si aspetta una risposta positiva alla sua richiesta- ha dichiarato Meles Alem, portavoce del ministero degli Esteri- perché da anni lavoriamo per consolidare i nostri rapporti con diversi paesi che già aderiscono al gruppo Brics”.

L’Etiopia è una potenza regionale ed il suo peso è determinante per la stabilità di una regione complessa come il Corno d’Africa. Molte volte sono stati proprio i soldati etiopi a capeggiare le missioni di pace dell’Unione Africana in questa area dimostrando in passato di essere il paese più stabile e vicino agli interessi occidentali. Ad aprile il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era recata in visita ufficiale ad Addis Abeba dove aveva incontrato sia il primo ministro etiope Abiy Ahmed che il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud promettendo grandi investimenti dell’Italia nella regione grazie al Piano Mattei.

Il primo punto all’ordine del giorno era stato il tema dei migranti visto che l’Etiopia si trova a gestire campi profughi con rifugiati che arrivano da Eritrea, Somalia e adesso anche dal Sudan, dove la guerra fra i due generali non accenna a finire. Ma questa richiesta di adesione ai Brics sembra vanificare tutti gli sforzi europei di mantenere un rapporto privilegiato con l’Etiopia che apre con decisione alle cosiddette potenze emergenti. La soddisfazione di questo grande movimento di interesse verso questo gruppo lo ha palesato il vice-ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Ma Zhaoxu che ad inizio giugno aveva espresso la massima apertura a chi voleva entrare a far parte della famiglia dei Brics. Così dopo Algeria, Egitto, Bangladesh, Arabia Saudita, Iran ed Emirati Arabi, un altro paese chiave sceglie un’alleanza diversa da quella portata avanti dal cosiddetto mondo occidentale e non manca chi come la Turchia si dice pronto a fare affari con tutti.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi