Le possibilità di processare in Italia i quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel febbraio del 2016 sono ormai ridotte al lumicino. 

Nella serata di venerdì 15 luglio i giudici della Corte di Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la decisione del gup che l’11 aprile scorso ha disposto, così come già fatto dalla Corte d’Assise nell’ottobre scorso, la sospensione del procedimento disponendo nuove ricerche degli imputati a cui notificare gli atti.

Una notizia ovviamente accolta con dolore dalla famiglia di Giulio, che da anni chiede giustizia per il figlio. “Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. “Abnorme” è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide“, commentano i genitori di Regeni, Paola e Claudio Regeni, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini.

Gli ermellini nel dichiarare inammissibile il ricorso della Procura sottolineano che i provvedimenti di Assise e Gup  non possono essere impugnati con il ricorso per Cassazione “in quanto non abnormi”.  

Sergio Colaiocco, procuratore aggiunto di Roma, aveva chiesto nel ricorso in Cassazione un intervento di “chiarezza” agli ermellini per superare quanto disposto dal gup, il giudice per le udienze preliminari, che rifacendosi a quanto deciso dalla III Corte d’Assise nell’ottobre scorso aveva sancito che il processo contro i quattro 007 egiziani non poteva  andare avanti in quanto mancavano le notifiche agli imputati.

In particolare i magistrati di piazzale Clodio chiedevano alla Cassazione di chiarire se risulta sufficiente, per la celebrazione del processo, il fatto che “vi è una ragionevole certezza – come scrive la corte d’Assise nel provvedimento con cui ha rinviato il procedimento all’attenzione del gup – che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati commessi in danno a Regeni”.

In mattinata si era anche svolto un sit-in davanti alla Suprema Corte a cui hanno partecipato anche i genitori di Giulio, Claudio e Paola. Nei mesi scorsi padre e madre del ricercatore universitario friulano avevano lanciato un appello via social per chiedere una mobilitazione al fine di individuare gli indirizzi dei quattro agenti egiziani, pubblicato in tre lingue (italiano, inglese ed arabo) con tanto di foto di tre dei quattro imputati individuati dal Ros.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.