Verranno processati i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni, il 28enne ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso cinque anni fa in Egitto. E’ quanto deciso dal gup Pierluigi Balestieri al termine dell’udienza preliminare. Accolta la richiesta della procura di Roma (le indagini sono condotte dal sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco) con la prima udienza fissata per il 14 ottobre 2021. I quattro agenti sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. In aula erano presenti i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dal loro legale l’avvocato Alessandra Ballerini.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti italiani i quattro 007 indagati, insieme ad altre persone non ancora identificate, hanno “osservato e controllato, direttamente e indirettamente, dall’autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni”. Il ricercatore italiano è stato bloccato “all’interno della metropolitana de Il Cairo”, è stato “condotto contro la sua volontà e al di fuori da ogni attività istituzionale, dapprima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Logaugly”. Così Magdi Ibrahim Abdelal Sharif “per motivi abietti e futili e abusando dei loro poteri, con crudeltà, cagionava a Giulio Regeni lesioni che gli avrebbero impedito di attendere alle ordinarie occupazioni per oltre 40 giorni nonché comportato l’indebolimento e la perdita permanente di più organi, seviziandolo con acute sofferenze fisiche, in più occasioni e a distanzia più giorni”.

La Procura di Roma ha espresso “soddisfazione per la decisione del giudice, che accolto integralmente il quadro probatorio”. Il pm Sergio Colaiocco, nel chiedere il rinvio a giudizio degli agenti della National Security, secondo quanto si apprende, ha sottolineato come “si apra ora una nuova sfida che il processo comporterà e cioè quella di ottenere che tutti i testimoni, soprattutto quelli egiziani, vengono a riferire di nuovo davanti alla corte d’assise quanto hanno già detto nel corso delle indagini”. Un fatto, quello della presenza degli imputati in aula, che appare assai improbabile soprattutto considerati gli attuali rapporti con la procura generale del Cairo.

“Paola e Claudio dicono spesso che su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani, da oggi abbiamo la fondata speranza che almeno il diritto alla verità non verrà violato”. Sono le parole di Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni al termine dell’udienza preliminare. “Ci abbiamo messo 64 mesi– ha aggiunto- ma è un buon traguardo e un buon punto di partenza” ha aggiunto.

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.