Il Sud Africa ha ufficialmente chiesto alla missione commerciale di Taiwan di lasciare la capitale Pretoria e trasferirsi a Johannesburg. Un atto simbolico, ma significativo, dovuto alle pressioni della Cina che sta di fatto escludendo anche economicamente Taiwan dal contenente africano. Soltanto il piccolo stato di EsWatini, conosciuto prima come  Swaziland, riconosce diplomaticamente Taipei, ma in molti stati africani così come europei esistono delle missioni economiche per lavorare con l’isola di Taiwan. Ma il peso di Pechino è in grande crescita e nessuno vuole mettere in pericolo i rapporti con il grande paese asiatico.

Il Sud Africa ha un rapporto molto particolare con il dragone cinese e proprio in questi giorni a Kazan, nel cuore della Russia, si sta tenendo il nuovo vertice dei Brics, il gruppo di paesi formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. A questo appuntamento sono presenti per la prima volta i cinque nuovi membri entrati a far parte dei Brics nel 2024 e cioè Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto ed Etiopia. Una compagine sempre più forte ed articolata che vede anche la presenza della Turchia come paese osservatore, ma pronto ad entrare in questa alleanza economica e geopolitica. La lista dei pretendenti è lunga e vede paesi da tutti i continenti. Anche alcuni paesi africani si sono fatti avanti come il Burkina Faso, l’Algeria e la Tunisia.

Proprio Tunisi utilizza la ventilata richiesta di adesione ai Brics come spauracchio per l’Italia e l’Europa, ogni volta che chiede un nuovo prestito alla Banca Mondiale o al Fondo Monetario Internazionale. L’arrivo nel Mediterraneo di questo importante gruppo potrebbe spostare gli equilibri sul campo e mettere ancora più in difficoltà l’Europa che sta facendo molta fatica a recuperare nel continente africano. Insieme agli stati africani in lista per entrare ci sono il Venezuela, lo Sri Lanka, l’Indonesia, l’Azerbaijan, l’Armenia e anche la Palestina nel 2023 aveva avanzato una richiesta di adesione. Una compagine molto articolata che ha come principale obiettivo la creazione di un polo anti-occidentale che possa rompere il dominio del dollaro sul mercato internazionale.

La Russia, paese ospitante, punta anche ad evitare l’isolamento internazionale e a ribadire il no alle sanzioni occidentali, così come l’Iran mossa da idee molto simili. Mosca vorrebbe anche aprire una borsa dedicata ai cereali per evitare che il prezzo di uno dei suoi principali prodotti da esportazione sia controllato dagli statunitensi. Questo progetto interessa anche molti stati africani e mediorientali che hanno i cereali alla base della loro alimentazione ed hanno avuto serie difficoltà di approvvigionamento durante la guerra in Ucraina. Ma sono tanti i punti all’ordine del giorno in questo summit di Kazan che va guardato con grande attenzione in un ambito di multilateralismo sempre più crescente.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi