Definisce «sanguinosi» i dazi di Donald Trump. E teme un poderoso taglio di ricavi per tutta la filiera vitivinicola italiana. Lamberto Frescobaldi viene da una famiglia di marchesi, poeti, banchieri, tra le più influenti a Firenze fin dal 13° secolo, quando i suoi avi sostenevano la politica medicea. Oggi la famiglia è ancora attiva nella produzione di vino ma non si confronta più con i capricci di Lorenzo o Cosimo de’ Medici, bensì con il furore del presidente Usa che ha preso di mira gli assetti dell’economia globale. «Con i sanguinosi dazi americani al 20% il mercato dovrà tagliare i propri ricavi di 323 milioni di euro all’anno, pena l’uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni», avverte Frescobaldi, oggi alla guida dell’Unione italiana vini. Quello che serve è «un patto tra le nostre imprese e gli alleati commerciali d’Oltreoceano che più di noi traggono profitto dai vini importati: condividiamo l’onere dell’extra-costo ed evitiamo di riversarlo sui consumatori».

Spaventa pure la risposta delle istituzioni comunitarie. Frescobaldi dice no al «gioco al rialzo tra l’amministrazione americana e quella europea», e spera che Bruxelles accolga «la proposta del ministro degli Esteri Tajani di escludere gli alcolici, e quindi il vino, dalle dispute». Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, il 76% dei 480 milioni di bottiglie di vino italiano entrate lo scorso anno nel mercato degli Stati Uniti si trova in «zona rossa» con un’esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. I prodotti più esposti sono quelli dei brand territoriali più celebri: Moscato d’Asti (60%), Pinot grigio (48%), Chianti Classico (46%), rossi toscani dop (35%), vini piemontesi e Brunello di Montalcino (entrambi al 31%); infine Prosecco (27%) e Lambrusco. In totale 364 milioni di bottiglie, per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro. Secondo l’associazione, per mantenere gli attuali assetti di prezzo nel contesto ostile, l’intera filiera – produttori, importatori, distributori – dovrebbe farsi carico di un taglio dei propri ricavi per un valore pari a 323 milioni di euro (su un totale di 1,94 miliardi).

Intanto l’America ambasciatrice del libero mercato sembra non esistere più. Per Federvini, l’associazione che riunisce i produttori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi e aceti, l’applicazione dei dazi è «un grave passo indietro nei princìpi di libero scambio internazionale e danneggerà pesantemente l’interscambio transatlantico». Il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40mila imprese e più di 450mila lavoratori lungo l’intera filiera. La misura avrà impatti rilevanti anche su consumatori e operatori Oltreoceano, nuocendo a tutta la catena commerciale.

«Un danno gravissimo per il nostro settore e un attacco diretto al libero mercato», assicura Micaela Pallini, presidente di Federvini. «Sappiamo quanto costa: in passato queste misure ci hanno portato a perdere fino al 50% delle esportazioni verso gli Usa. Ora rischiamo di rivivere quel trauma economico, con ripercussioni pesantissime su tutta la filiera». Una grave crisi produttiva e occupazionale è alle porte, ma i produttori vogliono evitare l’esasperazione della guerra commerciale. «Riaprire il dialogo transatlantico e lavorare a una soluzione negoziata» è la richiesta di Pallini alle istituzioni nazionali ed europee.

La turbolenza dei mercati non ferma però gli operatori Usa in partenza in questi giorni per Verona, dove dal 6 al 9 aprile si svolge la 57esima edizione di Vinitaly. «La presenza degli operatori statunitensi è una notizia incoraggiante», dice Adolfo Rebughini, direttore generale di Veronafiere, che già programma la prossima edizione di Vinitaly Usa a Chicago dal 5 al 6 ottobre. Intanto nella delegazione complessiva di 3mila operatori statunitensi a Vinitaly sono presenti 120 top buyer provenienti da Texas, Midwest, California, Florida e New York. A riprova che la libertà d’impresa non teme mai il populismo protezionista.

Journalist, author of #Riformisti, politics, food&wine, agri-food, GnamGlam, libertaegualeIT, Juventus. Lunatic but resilient