Noi europei siamo indignati. Trump ci maltratta, il suo vice JD Vance ci insulta e adesso l’uomo della Casa Bianca comincia a bombardare i Paesi europei, e non solo, di sovrapprezzi doganali. Si fanno eccezioni? Questa è la domanda. Trump è come sempre ondivago: un giorno si vuole mangiare il Canada e il successivo vorrebbe abbracciare il nuovo primo ministro. E sulle tariffe si sa già che l’Ecuador avrà sconti speciali per motivi di simpatia.

La processione alla Casa Bianca

Viene subito da chiedersi: e Giorgia Meloni? Potrà mettere all’incasso qualche sconto per motivi di simpatia personale? Una giornalista molto calma e del tutto ragionevole, ieri sera su una grande rete televisiva, si rivolgeva ai giornalisti europei: “Voi siete proprio brutta gente, lasciatevelo dire. Appena il Presidente prende provvedimenti che non vi piacciono, prima ci insultate e fate gli offesi. Ma poi i vostri capi di governo vengono in processione alla Casa Bianca per sperticare dichiarazioni d’amore verso l’uomo che odiate e tutto questo a noi appare come un contesto mafioso e piuttosto vile”. La vera domanda è: si tratta soltanto di Donald Trump che, in preda alla sua follia, vuole ammazzare tutti i concorrenti con tariffe doganali che renderanno invendibili i nostri prodotti in America?”.

Le auto europee più convenienti

A questo quesito si può rispondere con un chiaro no. Trump è un funambolico propagandista delle sue idee e usa troppo spesso espressioni che indicano il suo disprezzo per altri Paesi. Ma la questione delle tariffe e delle spese per la difesa sono vere e collegate. Ciò che da anni i lavoratori, specialmente i metalmeccanici dell’automotive a Detroit, notano è che il loro salario è inferiore a quello dei loro omologhi tedeschi che lavorano per Bmw o Volkswagen. Adesso anche l’auto tedesca soffre per la crisi energetica, ma basta girare per New York e vedere le strade affollate di auto europee, non perché siano superlative, ma perché sono più convenienti. E il motivo della convenienza è arcinoto e ha a che fare con il servizio della difesa, non implica alcuna intenzione di fare la guerra, ma semmai di renderla impossibile.

Fukuyama non aveva previsto la rinascita degli imperi…

Gli Stati Uniti, dalla fine della Seconda guerra mondiale, si sono presi il carico di nutrire un’alleanza come quella della Nato, assumendosi le spese maggiori per poter garantire tutti i membri del club. E qui si torna alla questione della riluttanza o del rifiuto da parte dei membri del club di pagare nella misura necessaria per rendere la vita dei Paesi europei stabile e, dal punto di vista delle guerre, spensierata. Quando Fukuyama scrisse “La fine della Storia”, perché la dissoluzione dell’Unione Sovietica lasciava prevedere un’era di pace e pacifici commerci, non aveva tenuto conto della rinascita di un fenomeno anacronistico come la strenua volontà di far rinascere gli imperi. Questa volontà può essere sostenuta solo con le armi e le armi non possono che essere fronteggiate con altre armi. È stato così che il presidente russo Vladimir Putin, secondo cui il diritto della Storia conta di più del diritto internazionale, ha rimesso in moto la dichiarata voglia russa di riappropriarsi di tutte le terre che nel passato sono appartenute alla Russia di Pietro e Caterina la Grande, oppure a quella di Stalin, che oggi è il mito più esaltato.

Il perché dei dazi di Trump

Che cosa ha a che fare questa storia con i dazi e le tariffe? Gli Stati Uniti sostengono, conti alla mano, di essere sempre loro a pagare il conto delle spese di difesa. E per metter fine alla supremazia dell’auto tedesca, generata dal fatto che la Germania ha pagato pochissimo per la propria difesa, consentendo stipendi più alti ai suoi laboratori e prezzi più bassi alle sue produzioni, non esiste altro metodo se non quello doganale a protezione dell’industria americana.

Dunque, la politica dei dazi ha senso in via generale e storica e spiega anche perché il contribuente americano sia furioso a causa del fatto che chi dovrebbe pagare, dall’altra parte dell’Oceano, non deve versare oboli per la difesa e per i commerci altrui. Quanto rancore contro l’Europa sia diffuso in America si può misurare anche dai messaggi emersi in seguito allo scandalo della chat militare nel corso dei bombardamenti contro le postazioni degli Houthi, milizie filo-iraniane. Tutti i più alti gradi a partire dalla Cia hanno scritto parole di fuoco tipo: “Quanto abbiamo speso per questa operazione che serve solo agli europei per usare lo stretto di Suez? Perché dobbiamo pagare sempre noi?”.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.