“Molte domande e poche risposte”. Il commento di Volodymyr Zelensky su quanto deciso a Parigi per l’eventuale missione di peacekeeping in Ucraina è lapidario. Il presidente ucraino era nella capitale francese insieme al gruppo dei cosiddetti “volenterosi”, quegli Stati (europei e Nato) che ipotizzano l’impiego di propri contingenti in una ipotetica missione di pace. Ma l’immagine che è scaturita del vertice voluto da Emmanuel Macron è quella di una grande nebbia. La stessa che da tempo circonda l’Europa e la stessa Ucraina.

La proposta concreta di monitoraggio per il cessate il fuoco

L’inquilino dell’Eliseo, alla fine del summit, ha annunciato che “i ministri degli Esteri di diversi Paesi alleati di Kiev sono stati incaricati di fare, entro tre settimane, una proposta concreta di monitoraggio di un cessate il fuoco”. Ma lo stesso presidente francese si è chiesto pubblicamente quali possano essere le condizioni e le conseguenze delle trattative in ballo tra russi, ucraini e statunitensi. “Bisogna affidarne la responsabilità all’Osce? Bisogna dare un mandato alle Nazioni Unite affinché delle forze di peacekeeping sorveglino la linea del fronte? Serve un sistema di sorveglianza ad hoc?”, si è chiesto Macron. Qualche certezza c’è. La prima, che i leader europei sono d’accordo a non abbandonare Kiev, ma anzi a continuare a sostenerla anche a costo di ulteriori sacrifici. Un’altra certezza è la volontà da parte dei “volenterosi” a non cedere sul fronte delle sanzioni, ma anzi di continuare a imporre questo tipo di provvedimenti all’economia russa. “I segnali che abbiamo sentito dall’Arabia Saudita sulle sanzioni, sulla possibile revoca, sono segnali molto pericolosi” aveva detto Zelensky. “Non ha senso porre fine alle sanzioni finché la pace non sarà veramente ristabilita, e purtroppo siamo ancora lontani da questo”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Abbiamo discusso di come possiamo aumentare le sanzioni”, ha sottolineato il primo ministro britannico Keir Starmer. E sul tema è stata chiara anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Putin finge di negoziare

Su come sarà e chi gestirà questa pace, però, la situazione appare ancora confusa. I negoziati tra Kiev, Mosca e Washington restano una partita in cui l’Europa non ha voce in capitolo. I leader europei, Macron su tutti, pensano che Vladimir Putin stia fingendo di negoziare e ci sono dubbi anche sulla sua volontà di rispettare il cessate il fuoco parziale (compreso quello del Mar Nero). E questa è la stessa idea che ha Zelensky, impegnato nel dialogo con Donald Trump ma che appare tutt’altro che convinto della buona riuscita delle discussioni. Le sanzioni restano anche per questo, hanno detto dalla capitale francese. Ma Kiev e i suoi partner devono anche necessariamente capire cosa vuole fare Trump ed evitare un conflitto con gli Stati Uniti sul percorso da attuare in Ucraina.

La questione riguarda anche, se non soprattutto, l’eventuale pace e il possibile ruolo dei “volenterosi” nel suo mantenimento. Giorgia Meloni, durante l’incontro parigino, ha ribadito la linea del governo italiano: coordinamento con gli Stati Uniti “auspicando il coinvolgimento di una delegazione americana al prossimo incontro di coordinamento”, garanzie di sicurezza su modello dell’articolo 5 della Nato e ruolo delle Nazioni Unite. Ma anche sull’eventuale coinvolgimento dell’Onu e di un ruolo del Palazzo di Vetro per ciò che riguarda la missione di peacekeeping, esistono non pochi dubbi.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ieri ha confermato che non saranno inviate truppe italiane a Kiev se non sotto la bandiera delle Nazioni Unite. La presenza Onu, però, sarebbe naturalmente il frutto di una decisione anche di Stati Uniti, Cina e Russia. E questo rischia di creare un ulteriore rallentamento del processo decisionale, visto che la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha già detto che Mosca “è contraria in modo” ai peacekeeper in Ucraina, visti come “una sorta di missione per il mantenimento della pace che maschera i piani di Londra e Parigi per un loro intervento militare”. Inoltre, anche a Parigi non si è raggiunta l’unanimità sulla missione di pace. E anche per questo, si studiano modelli alternativi. Francia e Regno Unito, che da tempo hanno preso in mano il dossier ucraino “guidando” le scelte europee, hanno iniziato a pianificare una “forza di rassicurazione” composta da unità di alcuni Paesi che lavoreranno insieme all’esercito di Kiev e potrebbero anche dispiegarsi in “alcuni luoghi strategici” dell’Ucraina. Ma tutto dipenderà da come andranno le trattative in Arabia Saudita: negoziati in cui i “volenterosi” non sono invitati.