Sono molte le novità che il testo delle indicazioni nazionali per il primo ciclo d’istruzione – licenziato dalla commissione ministeriale – potrebbe introdurre nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado. A cominciare dal latino come insegnamento facoltativo già dal secondo anno della scuola media inferiore. Un ripescaggio – si legge nella bozza – che mira a «comunicare e rafforzare la consapevolezza della relazione storica che lega la lingua italiana a quella latina e a rendere evidente come il latino costituisca un’eredità condivisa e un elemento di continuità tra le diverse culture europee».

Il Latino

Il ministro Valditara ha caldeggiato questa scelta come un «ritorno al futuro», sottolineando che studiare il latino è importante per quattro motivi: «È una palestra di logica e abitua al ragionamento; abitua a studiare, aiuta a capire la grammatica e la sintassi italiana e infine è la testimonianza di una civiltà che ha condizionato gli occidentali». A questa materia sarà dedicata «un’ora alla settimana, che le scuole decideranno come inserire nell’orario», ha spiegato il ministro, «farà parte del curriculum, per cui metteremo a disposizione le risorse umane necessarie» e sarà soggetta a valutazione docimologica.

La storia

Fa notizia anche il ritorno della storia – nella dimensione più narrativa che nozionistica ed enciclopedica – scissa dalla geografia, rimuovendo quell’ibrido didattico che è la geo-storia. Una scelta riduttiva per entrambe le materie, che il filologo e grecista Luciano Canfora ha definito «mostro creato dalla ministra Gelmini». Adesso, da cenerentole marginalizzate vengono riproposte come discipline epistemologicamente distinte ed entrambi importanti, perché incarnano simbolicamente le coordinate spazio-temporali dell’umanità.

Il richiamo alla cultura

Il richiamo alla cultura occidentale può essere discutibile, ma è di tutta evidenza che l’Italia, la sua bellezza naturalistica e il suo patrimonio artistico e culturale sono ammirati da tutto il mondo. Dovremmo sensibilizzare la scuola verso questo universo di conoscenze e tradizioni che hanno forgiato la nostra storia e ci hanno consegnato un bagaglio di inestimabile valore. Quanto allo studio della Bibbia, che affiancherebbe Iliade, Odissea ed Eneide, si suppone che esso possa integrare il richiamo delle radici occidentali e cristiane della nostra civiltà, senza interferire con la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento religioso.

Il lavoro di selezione

C’è poi tutto un repertorio didattico, a poco a poco dimenticato e sostituito da metodologie e apprendimenti centrati sull’uso delle tecnologie, della digitalizzazione, dell’informatica. Il riferimento propositivo riguarda le poesie da mandare a memoria, i riassunti, le tabelline, l’utilizzo del corsivo, l’esercizio della bella calligrafia, l’arte, la musica, il teatro e la letteratura per arricchire le competenze linguistiche e cognitive degli alunni.
Il principio da seguire è il “non multa, sed multum” perché «non occorre insegnare tante cose non sempre comprese dagli studenti, ma poche ed essenziali conoscenze, approfondite». In tal senso è fondamentale il lavoro di selezione che gli insegnanti sono chiamati a fare, evitando generiche infarinature a cominciare, in campo letterario, dalla scelta di libri e di autori, ma anche di fumetti, silent book, graphic novel, canzoni, brani di sceneggiatura, fiabe, racconti e romanzi. Titoli di narrativa e poesia che forse la Commissione avrebbe potuto evitare di citare – anche se solo a titolo di esempio – per non sottrarre ai docenti il gusto di scegliere i più adatti e congeniali. Non manca un riferimento all’I.A. – nelle oltre 150 pagine del documento – intesa come strumento da maneggiare con cura e in modo critico: una puntualizzazione opportuna perché docenti ed alunni devono padroneggiarla e non esserne soggiogati.

Il testo che ora circolerà nelle scuole è dunque fondamentalmente ispirato al recupero della migliore tradizione culturale, che il sistema scolastico sembra aver perduto strada facendo, mentre occorre una visione lungimirante. Occorre anche l’intimo convincimento e la forte motivazione dei docenti, spesso abbandonati e disorientati nel mare magnum di input, richieste e sollecitazioni interne ed esterne alla scuola.