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I vini italiani temono i dazi: “Meloni usi l’amicizia con Trump per tutelarci”

Il mondo del vino italiano teme i dazi dell’amministrazione Trump e gli ordini bloccati, e le merci ferme nei porti di partenza hanno congelato gli scambi tra vecchio e nuovo continente, comportando già alcune perdite per le nostre cantine. «Le nostre aziende sono alla finestra – spiega Livio Buffo, fondatore di Oscarwine e ceo dell’agenzia di comunicazione Cenacoli – ma la minaccia di tariffe al 200% su vini e spirits rimarrà tale fino a un’eventuale applicazione. Attualmente navighiamo nel campo delle ipotesi, ma questo non significa che si debba mettere la testa sotto la sabbia o ritenere il nostro vino tanto forte da superare una possibile tempesta». «La questione del vino è diversa da altre – continua –, ci sono beni italiani che non possono essere replicati negli USA e che gli statunitensi probabilmente non colpiranno, mentre le cantine a stelle e strisce non mancano».
La politica tariffaria a zero
In una lettera, Ben Aneff della US Wine Trade Alliance (opta per una politica tariffaria zero sul vino importato negli Stati Uniti) ha spiegato che l’associazione ha trascorso gli ultimi giorni a Washington DC, chiedendo ai membri del Congresso e allo staff dell’USTR e del Commercio di mantenere le tariffe fuori dal vino. «Ci sono spinte importanti per una soluzione “pacifica”, dobbiamo solo aspettare – aggiunge il fondatore di Oscarwine – Per quanto ci riguarda, è vero che la trattativa si sta svolgendo a livello europeo ma non dimentichiamo il peso del governo Meloni, molto vicino all’amministrazione Trump, che potrebbe tutelarci. Da non sottovalutare un altro scudo: la nostra comunità negli Usa, il cui peso nell’elezione del tycoon è stato non da poco. L’aumento dei prezzi di tutti i nostri prodotti, con relativo malumore dei consumatori italiani soprattutto alla vigilia della Pasqua, potrebbe rappresentare un boomerang politico. Rimane il fatto che il braccio di ferro sui dazi ha anche altro dietro, e le previsioni lasciano il tempo che trovano; una certezza è che quell’Europa che dovrebbe difenderci è la stessa degli health warning per il vino e di altri sgambetti all’agroalimentare italiano».
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