Il brutale assassinio di suor Maria De Coppi nel settembre 2022 è soltanto il più eclatante attacco ai cristiani nel continente africano. La missionaria 89enne era in Mozambico dal 1962 e aveva dedicato al popolo mozambicano tutta la sua vita. Suor Maria, che aveva anche la cittadinanza mozambicana, lavorava nella missione di Chipene, nello stato settentrionale di Nampula, e da molti anni era un punto di riferimento per la comunità del luogo. Un commando jihadista appartenente ad ISIS-Mozambico ha attaccato la missione incendiando la scuola elementare e la chiesa cattolica uccidendo alcuni residenti compresa la missionaria comboniana.

I paesi più duramente colpiti da questa ondata di violenza sono la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, gli stati del Sahel e appunto il Mozambico. Nell’ex colonia portoghese a Cabo Delgado, la provincia al confine con la Tanzania, dal 2017 imperversa un gruppo chiamato Ahlu al  Sunna wa al Jamaa, più comunemente noto come ISIS-Mozambico vista la sua affiliazione allo Stato Islamico che ha inserito il nord del grande paese africano nel suo progetto di conquista chiamandolo ISCAP, cioè (Islamic State Central Africa Province).

Un progetto enorme che va dall’est del Congo fino alle coste dell’oceano indiano e che vuole sterminare quelli che vengono definiti come “crociati”. Gli attacchi di ISIS-Mozambico hanno colpito una serie di villaggi a maggioranza cristiana a cavallo fra i due stati, bruciando chiese e rapendo i giovani  per l’indottrinamento. Una situazione complicata che l’esercito mozambicano non è stato in grado di arginare, nemmeno rivolgendosi ai mercenari russi del Wagner Group sconfitti sul campo dai jihadisti.

Ora nel nord del paese sono arrivate le forze speciali ruandesi ed una missione a guida sudafricana che riesce a difendere il litorale, ma l’equilibrio dell’entroterra resta molto fragile. Ancora più complessa la situazione nelle province orientali del Congo dove una milizia chiamata Allied Democratic Forces ha giurato fedeltà all’ISIS e cerca di creare un califfato attaccando città e villaggi. L’atto più clamoroso di questi miliziani islamisti, metà ugandesi e metà congolesi, è stato l’assalto ad un chiesa pentecostale durante un battesimo, dove una bomba artigianale ha provocato 17 vittime.

In Nigeria e nell’area del Sahel lo Stato Islamico ed Al Qaeda si combattono fra di loro conquistando e riconquistando porzioni di territorio dove gli stati centrali hanno ormai perso ogni controllo. Nello stato del Niger, uno dei 36 che compongono la Nigeria e a poche centinaia di chilometri dalla capitale, a gennaio assalitori hanno dato fuoco ad una residenza parrocchiale dove Padre Isaac Achi è stato bruciato vivo. Ma soltanto un anno prima la Nigeria aveva visto il peggior episodio di sempre con l’attacco ad un chiesta cattolica e la morte di cinquanta persone.

Mali, Burkina Faso e Niger sono i tre stati più sconvolti dagli attacchi terroristi nell’area dell’Africa occidentale. Nei villaggi gli islamisti vanno a caccia di cristiani come avvenuto in Burkina Faso nel giugno del 2022, in una regione al confine con Mali e Niger, dove un gruppo di terroristi arrivati in moto ha giustiziato 22 persone davanti alla chiesa del paese. Una vera e propria guerra ai “crociati” come dichiarato più volte, che sta sconvolgendo l’Africa.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi