Reclutare fino a 400mila nuovi soldati tra riservisti e persone da spedire sul fronte ucraino in guerra, ma evitando una nuova mobilitazione ufficiale che non sarebbe accolta certamente in modo favorevole dalla popolazione russa, già costretta a subire gli effetti, in particolare economici, del conflitto.

È questo il piano che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe approvato a metà febbraio su proposta delle alte gerarchie militari del regime: un reclutamento silenzioso, senza clamore, di 400mila altri uomini nel corso del 2023.

A darne conto è la Cia in documenti riservati che sono finiti nella fuga di notizie ‘consentita’ da Jack Texeira, il 21enne membro della Guardia Nazionale arrestato nelle scorse settimane e che ora rischia fino a 20 anni di reclusione.

Il piano russo fa parte dunque dei Pentagonleaks, come li ha denominati la stampa a stelle e strisce: in uno di questi documenti, di cui scrive il Washington Post, si legge che il piano imporrebbe ai governatori regionali di organizzare campagne di reclutamento e continuare ad attingere alle carceri. Obiettivo finale del regime di Putin è quello di “rifornirsi” di 415mila uomini, 300mila dei quali destinati alla riserva e 115mila per formare nuove unità o rinforzare altre”, nota l’intelligence, basandosi sulla stima di un deficit “di 50mila combattenti e 40mila riservisti” nelle forze russe in Ucraina.

Piano che però aveva visto altri funzionari del Cremlino, in particolari tra coloro che si occupano dell’economia, contrari: un nuovo reclutamento di massa, pur se “camuffato”, aggraverebbe la mancanza di forza lavoro, la più grave degli ultimi 20 anni, dovuta alla guerra e la fuga all’estero di molti lavoratori qualificati. Allarme questi che sarebbero arrivati in particolare dalla Banca Centrale russa guidata da Elvira Nabiullina, che in 14 mesi ha più volte espresso posizioni critiche nei confronti di Putin, e dall’istituto di politica economica Gaidar.

Ma l’ottica del Cremlino è quella di continuare il “turn over” delle truppe in Ucraina, che in 14 mesi nonostante i numeri ufficiali diffusi da Mosca hanno subito perdite catastrofiche: l’ultimo dato ufficiale risale addirittura al settembre scorso e parla di poco meno di 6mila morti in battaglia, ma gli Stati Uniti stimano che le perdite siano di circa 189.500-223mila persone, con almeno 43mila morti. Il tutto rapportato ai 150mila militari inviati al via dell’invasione, più i 300mila della mobilitazione parziale dello scorso settembre e i 50mila del gruppo Wagner, oltre ad un imprecisato numero di persone arruolate a forza nelle regioni ucraine del Donetsk e del Luhansk.

Una guerra finanziabile per altri 12 mesi

Nei file del Pentagoni diffusi online da Texeira trovano spazio anche le valutazioni dell’intelligence americana sulla “finanziabilità” del conflitto da parte di Mosca, alle prese da 14 mesi a questa parte con dure sanzioni internazionali.

Secondo la Cia il Cremlino è in grado di finanziare la guerra in Ucraina per almeno un altro anno, malgrado le sanzioni. “Mosca conta sull’aumento delle imposte sulle imprese, il suo fondo sovrano e l’adattabilità del mondo degli affari per mitigare l’effetto delle sanzioni“, si legge nei documenti di cui dà conto l’AdnKronos e che sembrano risalire all’inizio di marzo con classificazione ‘top secret’. Le élite russecontinueranno probabilmente a sostenere gli obiettivi del Cremlino in Ucraina” e “aiuteranno Mosca ad aggirare le sanzioni“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia