Nel vuoto politico aperto da una sinistra in crisi di identità, nella debolezza strategica di un centro artificioso, nella velleitaria ambizione egemonica dei conservatori al governo, cresce nel Paese l’alternativa dei riformatori.
Si rivolge al popolo degli astenuti, ai giovani assenti, agli anziani nostalgici, alle donne ed agli uomini rassegnati. Ma con più forza, chiede a tutti coloro che vogliono ritrovare l’identità di cittadini liberi, responsabili e partecipi della vita del Paese, di scendere in campo per costruire insieme una nuova comunità, nuove istituzioni, una nuova politica.
I nostri valori fondanti hanno radici nella civiltà europea: eguaglianza e libertà, diritti e doveri, conoscenza e natura. Vogliamo ripartire dalle comunità e dal territorio, dai suoi interessi, dalle sue identità. Il nuovo sistema politico si ricostruisce con il civismo federativo. Civismo perché nei valori civici la comunità trova il senso concreto della democrazia governante, definisce i suoi interessi, non li fa condizionare da scelte ideologiche e di convenienze di parte. Federativo perché più comunità si riuniscono per comuni interessi, funzioni, identità, bisogni, ed attraverso le istituzioni riformate esprimono nel patto, strategie di governo e funzioni amministrative che rispondono alle esigenze globali e locali di entità storicamente definite: comuni, regioni e Stato. Il quadro politico ed istituzionale di riferimento necessita di una radicale riorganizzazione: l’Europa delle macro regioni e dei comuni è il modello per superare quello in via di esaurimento, della Europa degli Stati nazionali, e realizzare il sogno dei padri fondatori di un’Europa federale unita, libera, democratica.
Le elezioni europee del 2024 determineranno alleanze e schieramenti che governeranno la nuova Europa in formazione. In questo processo la Federazione dei Civici Europei vuole essere fra gli attori autonomi ed innovativi e quindi non affronterà il confronto elettorale sulla difensiva, ma giocando in attacco: sulla rigenerazione del progetto europeo, sulla crescita, sul lavoro, sull’ambiente, sulla transizione, sulla solidarietà. E soprattutto sul ruolo politico e strategico della UE nel complesso scenario economico e militare. Senza fermarsi alle enunciazioni ed agli slogan, il confronto elettorale si deve tradurre nella concretezza di programmi e di progetti capaci di rispondere alle richieste ed alle aspettative ideali e materiali del popolo attivo, chiamato a dare sostanza e concretezza al riformismo forte. È necessaria quindi la costruzione di quel soggetto federativo, portatore di una nuova offerta progettuale e politica capace di superare identità consumate, e di dare interlocutori credibili alla rinnovata domanda civile. La alternativa dei riformatori deve dare vita alla Alleanza dei riformatori.
Il nuovo protagonista politico deve avere origine federativa perché nasce e si sviluppa dal basso, direttamente sui territori e nelle comunità, dove nasce la richiesta di una diversa e più concreta partecipazione. Non bastano quindi segmenti di partiti o di movimenti di opinione che vadano a sommare le loro debolezze. Piuttosto va ricercata la integrazione e l’intreccio con le esperienze civiche che hanno maturato nelle esperienze locali, il civismo federativo. Vogliamo risvegliare realtà restate a lungo passive, ridare impulso al desiderio di avere veri riformatori protagonisti, farsi coinvolgere in una avventura civile e politica le cui radici valoriali affondano in un terreno dove sono cresciuti i diritti politici e civili dei liberaldemocratici, la eguaglianza e la fraternità dei socialisti, la solidarietà e l’umanità dei cattolici, la spinta alla sopravvivenza degli ambientalisti, la identità con la comunità ed il territorio dei civici federati. È la storia comune europea nella quale insieme criticamente ci riconosciamo e che siamo impegnati a riformare.
